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Una noche tutt'altro che triste

La corriera per Oaxaca parte dopo i consueti, maniacali controlli di sicurezza; continuo a non capire se siano procedure abituali oppure sia accaduto qualcosa di grave. Lasciata la capitale, il paesaggio si dispiega in variegate combinazioni da cartolina e compaiono piante succulente e cactacee, verdi sentinelle ombreggiate a tratti da nuvoloni grigi e poi bianchissimi. Costeggiando la città di Puebla, mi rammarico di non poterla visitare ma non importa poi così tanto: procedo trionfalmente verso sud.

Arrivo in città al colmo dell'entusiasmo: è così caldo che mi tolgo tutti gli abiti invernali. Mi faccio portare subito in Calle de la Noche triste, dove si trova l'hostal che ho prenotato. Helene e Ivan si affacciano inaspettatamente alla reception mentre faccio il check-in: mi avevano detto che sarebbero partiti quel pomeriggio e invece hanno rimandato la partenza al giorno dopo. Insieme a loro, trascorro la serata in una scoppiettante compagnia multiculturale, nel cortile della casa di Daniel, al centro del quale spuntano un albero e un'amaca. C'è anche un gatto sul bancone di un bar in disuso, del vino rosso, una ricca insalata, una caffettiera da dodici tazze, una bottiglia di tequila e una chitarra che emette sonorità vagamente portoghesi. In definitiva, una noche tutt'altro che triste, che mi fa completamente dimenticare le paturnie del Defe.

Racconto di viaggio "VADO AL MASSIMO, VADO IN MESSICO"