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Un matrimonio indiano

Decido di uscire dall'albergo per andare a cenare in un ristorante. Percorro una lunga arteria stradale al solito priva di marciapiedi, schivando imprecisate caterve di rifiuti e occasionali cadaveri di topi. Sono tirata dentro a un paio di templi arancione fosforescente o giallo banana, dove partecipo alla puja, cioè per esempio accarezzo un Ganesh e ne ricavo uno sbaffo sulla fronte e anche una doccia di acqua indù. Qualcuno mi invita pure a spartire il suo misero piatto di riso nel buio anfratto di un'edicola votiva.
Giunta sulla via della stazione, dove sono posizionati la maggior parte degli hotel e dei ristoranti, vengo attirata da un enorme tendone illuminato a giorno da plafoniere da stadio. La curiosità mi conduce all'ingresso dove vedo un gruppo di uomini in jeans che indossano un turbante rosso, donne in sari dai variopinti colori con fiori freschi intrecciati nei capelli, un cavallo bianco che procede verso l'ingresso del tendone con a cavalcioni quello che si suppone essere lo sposo. Mentre osservo il procedere degli eventi, comincio a socializzare con alcuni degli invitati. Si dà il caso che alcuni tra i parenti più stretti dello sposo mi invitino alla cerimonia. Io mi vergogno un po' del mio abbigliamento turistico composto da pantaloni sformati, calzettoni non coordinati, scarpe da trekking e borsa turistica lurida a tracolla, ma confido nel fascino esotico che emano.
Dentro il gigantesco tendone mi accolgono dei camerieri che mi offrono un drink alla frutta e delle deliziose frittelline di verdure. Tutti mi sorridono e mi danno il benvenuto. Lo zio dello sposo mi guida in un tour tra i tavoli del buffet e mi illustra con dovizia di dettagli i vari cibi. Diciamo che trascorre quasi tutta la serata con me. La mia iniziale timidezza si dissolve man mano che procedo tra i tavoli e noto che tutti mi invitano a servirmi. Dopo aver mangiato anche il dessert (uno squisito semifreddo col bastoncino al gusto crema pasticcera e cardamomo) comincio a meditare la fuga, quando vengo braccata dai fratellini della sposa e dal cognato che mi pregano di salire sul palco a fare la foto con gli sposi. Ormai il mio pudore si è dileguato, do la mia macchina fotografica al fotografo ufficiale che immortalerà per sempre gli elegantissimi sposi in compagnia di una turista malvestita mentre sorride su un palco illuminato a giorno sotto ad un coreografico tendone da circo. Gli sposi mi ringraziano per aver partecipato alla festa, io gli auguro la migliore delle vite e buon viaggio di nozze a Singapore e me ne vado tra selve di mani di invitati che vogliono stringere la mia gridando Thank you goodbye.

Racconto di viaggio "INDIA PER PRINCIPIANTI"