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Elephant's coming?

L'hotel si trova a diversi chilometri dalla città di Munnar, piuttosto isolato da tutto, e dunque non ho altra scelta: devo cenare nello squalliderrimo ristorante al piano di sotto. È uno di quei self-service con i vassoi di metallo con coperchio, nei quali purtroppo giacciono il solito riso lesso, i soliti spezzatini di corvo piccantissimi, i soliti mischioni di teste di pesce e la solita zuppetta acquosa di mais, il tutto passibile di essere condito con una salsa a scelta tra quelle rosso sangue, marrone o giallone (che sia masala o curry, io faccio fatica a distinguerle a causa dell'immediata anestetizzazione di tutto l'apparato preposto al gusto). Nonostante la temperatura rigida (siamo a circa 2500 metri di altitudine) farei volentieri una passeggiata digestiva nella semideserta strada su cui si affaccia l'hotel, se non fosse che la direzione mi aveva messo in guardia, preventivamente, dall'allontanarmi troppo a causa dei pericolosi elefanti selvatici che potrebbero facilmente aggredirmi.
«Elephant's coming?» chiedo circospetta al guardiano notturno. Risponde come tutti gli indiani: dondolando la testa con ritmo dolce e cadenzato, come disegnando il simbolo dell'infinito nell'aria con il mento. Questo movimento (che li fa assomigliare a quei soprammobili cinesi di plastica dorata a forma di gattini) nel linguaggio del corpo indiano significa un'affermazione, ma poiché dire No o Non so risulta per cultura poco educato, e poiché questo movimento è uguale a quello per dire No, in pratica il messaggio non è mai molto chiaro. «Insomma, hai detto sì o no?» mi verrebbe da urlare all'omino «Questi benedetti elefanti ci sono o no? E se ci sono, sono effettivamente pericolosi?»
Dopo il consueto sforzo sovrumano necessario per decifrare l'indo-inglese, sembra di capire che: 1) Gli elefanti, se passano, passano almeno a 5 o 6 chilometri più avanti; 2) Alle 11 di sera hanno altro da fare e si palesano soltanto ai primi chiarori del giorno; 3) Sono soliti abbeverarsi placidamente in loro private pozze d'acqua e non ti cagano di striscio.
È finito da poco questo ieratico sermone tranquillizzante, quando si odono in lontananza due barriti gemelli: la querelle termina definitivamente e me ne vado a dormire.

Racconto di viaggio "UNA BRICIOLA DI INDIA. Vacanza ayurvedica in Kerala"