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Tra le strade del Kirghizistan

I turisti stranieri, facilmente riconoscibili dall'abbigliamento tecnico di montagna, sono raggruppati ai tavoli di un ristorante sulla via principale e tra loro discutono delle loro mete d’alta quota passate e future, che poi sono le stesse per tutti. Le casette con i tetti di lamiera, i muri senza intonaco, i cancelli scrostati, i pali della luce, le insegne in caratteri cirillici, le vecchie Lada, le residue falci e martello arrugginite, così come gli anonimi cittadini che ci vivono, non accendono alcuna curiosità in loro, e d’altra parte i residenti li ricambiano con la medesima olimpica indifferenza. Kochkor, circondata anch'essa da prestigiose montagne, è in effetti ancora più brutta di Osh e Kazarman.
Al piano di sopra del “Retro coffee” ci sarebbero anche dei posti letto ma a quanto pare è impossibile farsi una doccia, mentre il bagno – sebbene siamo in città – è un buco nel terreno situato dietro una porta, nel retro, che emana lo stesso fetore nauseabondo di quello di Song Köl. Anche l’agenzia turistica CTB ha un fosso maleodorante al posto del gabinetto, nonostante le colossali cifre che chiedono per le loro escursioni. Ad esempio, per raggiungere Tash Rabat (232 km) la tariffa ammonta a circa 100 dollari; per questo, essendomi ripromessa di non farmi più fregare, raggiungo Naryn con un taxi condiviso e solo lì contratto con la seconda agenzia del paese (meno ladra) per percorrere l’ultimo tratto – quello non servito da alcun mezzo pubblico.

Viaggiando tra le strade kirghise, è evidente che gli autisti hanno tutti questa curiosa fissazione di tagliare le loro strade piene di curve, illudendosi ingenuamente che diventino rettilinei. Sono dunque costretti ad invadere la corsia contraria ogni volta che la strada gira a sinistra, reinserendosi nella propria soltanto quando si stanno per scontrare con il mezzo che procede nella direzione opposta. Inizialmente questo vezzo tende a terrorizzare il turista, il quale tuttavia – dopo un congruo numero di episodi che vanno a buon fine – in genere prende confidenza con i costumi tipici del luogo.
Il panorama montuoso è quasi sempre ammirevole e ogni tanto fiorisce un originale cimitero con le tombe a forma di yurta: questi, per quanto ho potuto vedere, sono gli unici monumenti di un certo interesse storico-artistico di tutto il paese. D'altra parte, quali tracce vuoi che lasci un popolo nomade? Anche fuori città ogni tanto il kitsch fa capolino nei cippi, negli archi e negli anacronistici simboli che qua e là danno il benvenuto in qualche illeggibile località, provincia o passo che sia, eredità di quella religione della bruttezza che è stato il comunismo. Nuove scintillanti moschee giocattolo costruite dopo l’indipendenza fanno da contraltare alla ruggine e al cemento armato.
Ogni volta che l’autista viene fermato dalla polizia, prima di scendere preleva una o più banconote dal portafogli e le sistema dentro al libretto dei documenti; quindi consegna il tutto al poliziotto, il quale non eleva alcuna contravvenzione e anzi lo saluta con una gioviale stretta di mano. Insomma, non esagerava Fiore della Felicità quando mi parlava della dilagante corruzione del paese.

Racconto di viaggio "CANTO NOTTURNO DI UNA TURISTA ERRANTE"