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Questo albergo non è una casa

Prima di partire per la Polonia, avevo consultato i siti di hotel booking. In realtà, leggevo solo le recensioni negative, realizzando che c'è gente che non ha niente di meglio da fare che lamentarsi perché manca il bollitore del tè in un hotel di Varsavia risalente ai tempi di Krusciov, o che − dopo aver prenotato coscientemente una stanza con solo lavabo − si prende la briga di scrivere che il bagno era fuori dalla stanza.

Alla fine, ho prenotato quasi tutte le camere in hotel a più piani, con ascensori lentissimi, dove ancora si respira quel tanfo antico di sigaretta lasciato negli anfratti della moquette da torme di viaggiatori d'affari socialisti.
Ad esempio, a 400 metri dalla famosa via Nowy Świat, spicca una sgradevole sagoma nel panorama di Varsavia: un albergo a 3 stelle che offre confortevoli camere con TV satellitare. La mia stanza singola era in pratica un appartamento costituito da due ampi ambienti comunicanti e due bagni privati di cui uno con vasca e uno con doccia (pensavo che avessero sbagliato a darmi la chiave, ma quando l'ho fatto presente al receptionist, questi non ha fatto altro che fissarmi con sguardo impassibile).
Al ritorno nella capitale polacca invece ho preso possesso di una spaziosa e luminosa (fin troppo) camera in un hotel budget che un tempo forniva alloggio ai militari. Il personale della reception, a mia disposizione 24 ore su 24, non sembrava molto lieto di fornirmi informazioni turistiche o di offrirmi servizi di portineria, anzi aveva difficoltà nel formulare un sorriso e non era propriamente a suo agio con l'inglese. Nei dintorni dell'hotel ho trovato come promesso molti negozi e ristoranti, ma soprattutto discoteche e night club a cui la maggior parte delle recensioni negative allude (alcune con rancoroso livore).
A Danzica ho dormito in una residenza per musicisti, a 400 metri dalla Città Vecchia. Le camere erano dotate di un bagno privato, di un frigorifero e della connessione Wi-Fi gratuita (che però prendeva solo al piano terra). La struttura disponeva di una reception aperta 7 giorni su 7, 24 ore su 24, nella quale solo una delle alacri impiegate era in grado di comunicare in inglese. Anche sulla pagina delle recensioni di questo hotel (come sulla pagina di tutti gli hotel polacchi) i clienti si accaniscono sul fatto che si sono svegliati all'alba a causa della penuria di tende.
Sia a Toruń sia a Łódź, per una ventina di euro ho potuto alloggiare in questi edifici di cemento identici a scuole medie italiche, arredati con tende scenografiche ma prive di utilità, moquette, vellutini e carte da parati di una eleganza anni Settanta. Anche qui numerosi indignati commenti prendono di mira la difficoltà che le bionde receptionist incontrano nel sorridere e nel parlare inglese.
E infine l'unico ostello, a Cracovia, dotato dei soliti arredi in legno leggerissimo, letti in abete con materassi sottilissimi, pavimenti che scricchiolano, computer al piano, living room, cessi privi di finestre e immangiabili formaggi e prosciutti nel frigo, a disposizione degli ospiti. Tutte queste caratteristiche, assolutamente tipiche degli ostelli in nord Europa, vengono aspramente criticate dai recensori dei siti di hotel booking.

Racconto di viaggio "1500 chilometri di pianura. Itinerario estivo in Polonia"

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