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Toruń: la culla di Copernico

È il 24 luglio. Alle 7 di sera il sole sta calando ma è ancora forte, tanto da asciugarmi con rapidità i capelli appena lavati. Sono a Toruń, sulla riva della Vistola, al tavolo di uno dei chioschi con ombrelloni marchiati Lech o Tyskie, le birre più diffuse. Mi godo la tranquillità di questo lungofiume dove nessuno urla. Ai tavoli accanto a me, altri avventori (soprattutto di sesso femminile) bevono la birra mischiata con lo sciroppo di lampone. Alcune la sorbiscono con la cannuccia. Poco più avanti c'è un van di hippie che arrostiscono le salsicce e vendono bevande.
Sono arrivata qui ieri pomeriggio, direttamente da Danzica (purtroppo la prevista visita al castello di Malbork era andata a farsi benedire a causa dell'inettitudine delle solite cassiere che non sapevano darmi nessun tipo di informazione sui trasporti). Una studentessa conosciuta sull'autobus mi ha guidato fin sulla soglia del centro storico: il cielo era di un blu intenso, e faceva da contrasto al rosso dei mattoni con cui sono realizzati gli antichi palazzi medievali. «Tutto è rimasto intatto perché la città piaceva ai tedeschi», mi ha detto la gentile studentessa universitaria, prima di salutarmi.
La prima cosa che ho notato è che, come tutte le città che hanno dato i natali a illustri personaggi, anche a Toruń si sprecano i luoghi di Niccolò Copernico: oltre alla casa dove nacque, c'è il museo a lui dedicato, il planetario, la sua statua nella piazza della città vecchia, la cattedrale dove fu battezzato; a lui sono intitolati negozi, bar, ristoranti, supermercati, centri commerciali, l'università, una delle vie principali del centro e addirittura due hotel: uno all'inglese (Copernicus) e uno alla polacca (Kopernik). Va anche detto che Copernico ebbe una vita abbastanza lunga perché a quell'epoca altri colleghi che affermavano le stesse idee sue bruciarono sul rogo, mentre lui si spense di morte naturale.
Dalla torre del palazzo municipale, alta 41 metri, si godeva una superba vista: tanti tetti aguzzi, strade lastricate, segnavento e frontoni; mura, bastioni e porte fortificate; una torre pendente come a Pisa; le rovine del castello dei cavalieri teutonici e poi il lungofiume (la solita Vistola).
Apparentemente, si respirava tutta un'altra aria: molti turisti affollavano le vie, le persone sembravano più gentili e disponibili e i servizi per gli stranieri maggiormente presenti. Sicuramente le cassiere delle stazioni del bus − mi sono detta − saranno socievoli e gli impiegati sorridenti. L'incontro con Katarzyna, cameriera italofona, mi ha ben predisposto mentre divoravo un impegnativo pancake di patate ripieno di goulash.
La giornata odierna è stata inaugurata da un cielo pieno di nuvole grigie. Alle 10 meno un quarto era impossibile avere un caffè − se non ovviamente in una quelle catene internazionali dove un cappuccino costa quanto un intero piatto di pierogi. «Normalmente nessuno fa colazione al bar», mi ha poi detto il ragazzo che affitta le bici, prima di illustrarmi alcuni itinerari ciclistici con l'aiuto di una mappa. «Prima attraversa il ponte e vai in direzione della stazione; sulla sinistra troverai una strada che ti porta al belvedere: di là potrai ammirare tutta la città al di là del fiume». «Poi prendi via Mickiewicza (non scordarti di ammirare i bei palazzi in stile liberty), alla fine gira verso destra e prosegui fino alla fortezza» (non mi aveva detto che avrei ammirato numerosi palazzoni di cemento dai colori accesi). «Da lì imbocca via Barbarka che, attraverso la foresta, ti condurrà fino al lago. Lì potrai riposare, bere e mangiare». «Al ritorno, invece di ripercorrere la stessa via Mickiewicza di prima, puoi optare per un sentiero nel bosco, che costeggia i laghetti», dove i pescatori pescano e le anatre flottano felici. «Infine puoi percorrere tutto Bulwar Filadelfijski, ossia il lungofiume, fino ad arrivare al forte II».
Dopo aver seguito ligiamente quasi tutti i consigli del ragazzo che affitta le bici, ora che il sole sta calando, qui sulla riva della Vistola, traccio una specie di bilancio. Ormai conosco a menadito tutti gli anfratti della via Szeroka (Via Ampia), che congiunge la piazza della città nuova con la piazza della città vecchia. Ho assaggiato quasi tutte le marche di birra e diverse specialità culinarie. Ho le gambe a pezzi, non ho visitato manco un museo, né sono riuscita ad ottenere un barlume di informazione in merito agli autobus per andarmene da qui.

Racconto di viaggio "1500 CHILOMETRI DI PIANURA. Itinerario estivo in Polonia"

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