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Gibilterra promessa

Quando chiedevo pareri su Gibilterra agli spagnoli, in genere restavano sul vago, oppure mi rispondevano alzando le spalle, come a voler dire che non ne valesse la pena, o al limite che non ne avevano la più pallida idea.
Ora, i motivi per cui una località ti rimane nel cuore più di altre sono innumerevoli, a volte basta esserci andati con la luce giusta o con la disposizione d'animo migliore, fatto sta che la visita di questa singolare penisola è stata la più grande sorpresa dell'intero viaggio, e forse devo dire grazie al campanilismo degli spagnoli se non avevo grandi aspettative (e alle nuvole di Tarifa se ci sono arrivata per tempo).
Gibraltar è territorio britannico sin dal 1700: per entrarci bisogna arrivare alla Línea De La Concepción e poi attraversare la dogana, passando accanto alle piste di decollo e atterraggio dell'aeroporto. Le cabine telefoniche, le cassette della posta, gli autobus, le insegne e i nomi delle vie, i negozi di Marks&Spencer e financo i bidoni dell'immondizia danno al visitatore la comprensibile impressione di stare in Inghilterra, ma poi basta entrare nel giardino botanico, ricco di fichi d'India, alberi del drago, palme e aloe, per essere catapultati in Africa. Nemmeno la lingua che si parla è molto utile per geolocalizzarsi, essendo un mix di spagnolo, inglese e dialetto ligure. E infine, come se non bastasse, Gibilterra è uno dei tanti paradisi fiscali esistenti al mondo, invaso da rivenditori di benzina, tabacchi e alcolici a buon mercato.
Al centro dell'area spicca la Rocca, un tempo conosciuta come una delle Colonne d'Ercole. Dalla sommità, raggiungibile comodamente con la funicolare, non solo si può ammirare un meraviglioso panorama di mare, coste e rocce, ma se si ha fortuna potrebbe spuntare dalla bruma l'altra colonna d'Ercole, il Jebel Musa marocchino. Sulla Rocca vivono i semi-selvaggi macachi, molto amanti degli scherzi ai turisti; i cartelli affissi ovunque raccomandano di non dare loro del cibo e di stare molto attenti ai propri beni, in quanto non è infrequente che una scimmia si appropri, ad esempio, di uno zaino, e in quel caso è molto difficile farselo ridare.
E infine, dopo aver attraversato tutta Gibilterra, eccomi nell'estremo lembo meridionale, l'Europa Point, dove una bianca moschea seduta sotto alla Rocca e un faro a strisce bianche e rosse si fronteggiano, assediati da un cielo bluissimo pieno di uccelli e dal mare che è ancora Mediterraneo, ma per un soffio.

Racconto di viaggio "LO STRETTO NECESSARIO. ANDALUSIA E GIBILTERRA"

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