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Cordoba, lejana y sola

Il treno media distancia che collega Siviglia a Cordoba segue il corso del Guadalquivir, come si evince dal nome delle stazioni: Alcalà del Rio, Lora del Rio, Palma del Río, Almodóvar del Río. Esso procede silenzioso tra campi di pomodori, mais e alberi da frutto.
Non ero tanto convinta di inserire Cordova nel mio itinerario: la deviazione avrebbe messo tra me e Granada molti chilometri supplementari. Però non volevo rimpiangere di non aver visto coi miei occhi uno dei più importanti monumenti di tutta la Spagna. E infatti, dopo un rapido giretto tra i vicoli bianchi della Juderia, l'antico quartiere ebraico, entro subito nella Mezquita, alias cattedrale dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima, un tempo moschea (nel decimo secolo era il più grande edificio religioso del mondo musulmano) e, prima ancora degli arabi, chiesa visigota.
Il rinfrescante cortile degli aranci, la prospettiva di doppi archi a strisce bianche e rosse poggiati sulle infinite colonne, il mihrab con la sua porta tutta decorata a motivi floreali e calligrafie dorate, per non parlare delle finestre e porte cieche lungo le imponenti mura esterne, tutto ciò lascia incantati. Ma la vera unicità della Mezquita sta nel fatto che dentro alla moschea è stata costruita una chiesa cattolica. È vero che per farle posto hanno dovuto smantellare una inestimabile fetta dell'antico edificio e abbattere una fitta foresta di colonne, ma d'altra parte − se non fosse stata trasformata in chiesa − probabilmente sarebbe stata interamente devastata dai feroci paladini del cattolicesimo.
L'altro piatto forte di Cordova è l'Alcázar De Los Reyes Cristianos, il palazzo-fortezza dove alloggiavano i Re Cattolici quando, ai bei tempi della Reconquista, venivano in villeggiatura a Cordova. In seguito, cacciati via per sempre da Granada quegli antipatici degli arabi, Ferdinando e Isabella cedettero il palazzo alla Chiesa che giustamente lo convertì in un Tribunale del Santo Uffizio (sinonimo di solerzia e devozione per diversi secoli). Non dimentichiamoci però che nel frattempo Colombo era venuto proprio qui a elemosinare i soldi per la sua gloriosa impresa, e infatti un bellissimo gruppo di statue di pietra nel giardino raffigura il faccia a faccia tra i sovrani (riconoscibili dalla corona e dalla mantella di ermellino) e il navigatore (riconoscibile dalla fluente capigliatura e dallo sbarazzino soprabito indossato sui pratici leggings). I giardini sono la parte più interessante della visita: i cespugli potati e i prati fioriti si alternano alle fontane e ai serbatoi per l'acqua, creando l'habitat ideale per le temibili zanzare andaluse.
Ora, Cordova è una città ricca di storia dove ebbero i natali personaggi del calibro di Seneca, Averroè e Góngora; la Mezquita e l'Alcázar sono così ammirevoli che, come si suol dire, valgono il viaggio; e non sottovaluto nemmeno i patios delle vecchie case, le fontane circondate da aranci, la scenografica Plaza de la Corredera, il ponte romano sul Guadalquivir e il Museo del grande pittore Julio Romero de Torres. Però, mi perdonerete, il fatto è che a me non piacciono le cose troppo leccate, i muri troppo bianchi e i vasi di gerani troppo simmetrici, le botteghe artigiane troppo care e i negozietti troppo appiccicati uno all'altro, non mi piacciono i ristoranti turistici dove un piatto che altrove costa 3 euro te lo fanno pagare 8, non mi piacciono i quartieri in cui i bar non hanno il bancone e se ce l'hanno non c'è seduto nessuno, in cui i titolari degli esercizi commerciali sono così abituati agli stranieri da aver perso la curiosità nei loro confronti, e dove i locali notturni sono delle terrazze con le tende bianche svolazzanti e le luci fluo e la musica disco che inizia dopo la mezzanotte.

Racconto di viaggio "LO STRETTO NECESSARIO. ANDALUSIA E GIBILTERRA"

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