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La penisola di Neringa

L'arrivo a Klaipeda non è indimenticabile. A parte che Marcello mi tiene il muso dalla mattina per motivazioni solo a lui note, la guest house prenotata non fa un'ottima figura alle 10 e 30 di una sera piovosa, situata com'è in uno dei centinaia di casermoni di cemento orrendi, distante chilometri da qualsiasi cosa.
L'accoglienza riservataci da Norman Bates e da sua mamma (che parlano solo in lituano e tedesco, lingue a noi sconosciute) non è delle più festose. Andiamo a letto senza cena sognando la squisita colazione che ci avrebbero servito direttamente nel mini appartamento l'indomani mattina di buon'ora. Purtroppo l'immangiabile "colazione" (caffè con mezzo chilo di posa e pancake cristallizzati intrisi di olio di pessima qualità) è rimasta intonsa nel vassoio, in compagnia di un inguardabile gatto di ceramica.
Dunque, schivati i lavori in corso, ci precipitiamo verso il centro e lì, tramite l'ufficio del turismo, conosciamo Irena. Questa donna piena di energia è proprietaria di due appartamenti. In uno ci vive lei, l'altro − enorme e centralissimo − lo affitta a noi. Di fronte c'è un bar dove alle 11, affamatissimi, divoriamo crêpe con i funghi e birra e dove, nonostante l'antipatia della cameriera, torneremo più volte.
La giornata non prende nessuna direzione, o ne prende diverse senza senso, seguendo con ansia i nuvoloni in viaggio. Procediamo fino al parco delle sculture, visitiamo la chiesa ortodossa e il caratteristico edificio della posta in mattoncini; poi, al Museo della Lituania Minore, apprendiamo che Memel (il vecchio nome di Klaipeda) ha fatto parte della Prussia per molto tempo, e ciò giustifica l'abbondanza di case a graticcio.
Nel tardo pomeriggio scoppia un acquazzone biblico che scioglie la pesante cappa che ci perseguitava dal mattino: non possiamo far altro che rifugiarci in un ristorante ad assaggiare ravioloni, barbabietole, pesci impanati e altri piatti tipici, scoprendo che lo sport nazionale degli anziani è scroccare sigarette.

Per fortuna il giorno dopo il sole splende con convinzione e possiamo raggiungere in traghetto la sognata Penisola di Neringa. Nella graziosa cittadina di Nida noleggiamo le bici: dopo aver costeggiato il mare e la villa di Thomas Mann, ci inoltriamo nella foresta; in seguito raggiungiamo, dalla parte opposta, le montagne di sabbia, fino al confine con Kaliningrad (quel pezzo di Russia con l'affaccio al mare che è separata da tutta l'altra Russia). Le case sono rosse e blu e tutte restaurate con effetto Lego, i giravento a forma di trenini sembrano giocattoli, i turisti numerosissimi, i ristoranti di pesce affumicato molto affollati.
La spiaggia per nudisti, seppure ventilatissima, è davvero appetibile, ma purtroppo non ci hanno dato la catena per bloccare le biciclette e dunque non possiamo scendere gli scalini per raggiungerla. Lo spettacolo che si gode sulle altissime dune e sul mare è straordinario, la sabbia è finissima, il profumo dei pini intenso. Mica fessi gli alti papaveri dell’ex regime che avevano qui le loro dacie. Mica fesso Thomas Mann (e nemmeno Sartre).

Racconto di viaggio "GOMITO A GOMITO CON IL MAR BALTICO"