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Huè e Hoi An: THE RAINY DAYS

Nel Vietnam centrale ho trascorso quattro giorni in cui non ha praticamente mai smesso di piovere. In particolare, la giornata trascorsa a Huè, sotto un cielo perennemente bianco da cui precipitano scrosci continui, è stata di una mestizia senza fine.
L'attrattiva principale di questa località è la cittadella imperiale, che ricorda il glorioso periodo, durato circa un secolo e mezzo, in cui questa era la capitale del Vietnam. All'interno, oltre a palazzi e templi, c'era la mitica città proibita, dove potevano accedere solo gli imperatori e la loro corte (la punizione per chi violava il divieto era, ça va sans dire, la morte). Per chi volesse rivivere la leggendaria epoca dei mandarini è possibile indossare – previo pagamento – gli abiti di corte utilizzati durante gli incontri ufficiali, come è stata costretta a fare questa bambina di circa 3 anni dai suoi genitori.
Oggi, a causa degli ingenti danni ricevuti durante l'offensiva del Têt, resta in piedi solo una piccola parte della cittadella. Huè si trovava infatti in una posizione alquanto sfortunata: faceva parte del Vietnam del sud ma era molto vicina al confine, pertanto nel 1968 fu colpita sia dai bombardamenti americani sia dalle forze comuniste nord vietnamite. Dopo la guerra, inizialmente, questi luoghi furono trascurati perché secondo il regime comunista vincitore si trattava di simboli di un regime feudale e reazionario, successivamente però molte aree storiche sono state restaurate e in seguito il sito è entrato nella lista del Patrimonio UNESCO.
L'altra gita che di solito i turisti non perdono a Huè è la crociera sul Fiume dei Profumi, lungo il quale si trovano moltissimi monumenti, comprese la Pagoda Thien Mu e le tombe imperiali. Le abbondanti precipitazioni però non invitano minimamente a salire su una barca, per cui faccio la cosa che mi riesce meglio in tutte le città del mondo: cazzeggiare tra i mercati e i parrucchieri, curiosare nei negozi e le bancarelle, mangiare qualche risottino locale e ricevere un massaggio low cost. La giornata, iniziata con un paio di deliziosi caffè vietnamiti in uno dei piacevolissimi bar caratteristici di tutto il Paese, è terminata in uno squallido e anonimo locale.

Per raggiungere Hoi An non è una malvagia idea prenotare un'escursione organizzata, che prevede alcune soste in luoghi di interesse insieme ad una guida squisita e logorroica, ad un prezzo veramente abbordabile. La prima sosta avviene presso Lang Co beach, una lingua di sabbia di diversi chilometri affacciata sul mare turchese. Purtroppo, nelle giornate invernali piovose e ventose, le esotiche palme sventolano vigorose e una coltre di nuvole grigie copre la spiaggia assolutamente deserta, al punto che non verrebbe in mente a nessuno non solo di tuffarsi ma proprio di fermarsi. Il secondo luogo di interesse sarebbe un villaggio di pescatori che però non è proprio pervenuto causa nebbia.
Ed eccoci al passo di Hai Van (o Passo delle nubi), il più alto del Paese con i suoi quasi 500 metri di altitudine: esso a quanto pare offre panorami così belli che di solito vale la pena rinunciare al nuovo tunnel e percorrere questa via tortuosa e piena di curve e angoli ciechi (nota per l’elevato numero di incidenti mortali), allungando così di un'oretta la strada. Qualcuno afferma che la vista a 360° spazi dalle candide spiagge bagnate dal mar Cinese Meridionale alle verdi montagne alla moderna città di Danang, ma, per quanto mi riguarda, ho percepito soltanto la pungente umidità della nuvola dentro alla quale ci trovavamo e i richiami degli invadenti venditori ambulanti, seppur semivisibili.
Le Montagne di marmo, il piatto forte della gita odierna, sono cinque monticelli scoscesi che rappresentano ognuno l’elemento naturale di cui portano il nome (fuoco, legno ecc.) e sono tutti ricchi di grotte naturali al cui interno si trovano santuari buddisti. Lungo la via che conduce all’ingresso sono schierati i negozi che vendono le gigantesche statue di marmo tradizionalmente fabbricate qui a Danang. Quindi un ascensore ci conduce comodamente in cima alla montagna d’acqua da dove si può ammirare un grandioso panorama che giunge fino al mare; da qui si può seguire un labirintico percorso fatto di sentieri e cunicoli che portano alle elevatissime pagode e alle svariate grotte piene di statue di Buddha. Trattandosi di un luogo di pellegrinaggio molto noto e frequentato, presso i luoghi di culto sono apparecchiate sontuose libagioni consistenti in elaborate pietanze ben impiattate, sontuosa frutta tropicale, maialini arrosto interi, bevande alcoliche, oche vive e quant’altro.

Hoi An è una di quelle località di cui il turista che non aborre i luoghi troppo turistici è destinato ad innamorarsi perdutamente. Il centro storico è chiuso al traffico e si può girare tranquillamente a piedi, e quando le precipitazioni diventano davvero abbondanti, offre una grandissima scelta di ristoranti e caffetterie deliziosissimi dove rifugiarsi.
Questo pittoresco centro fluviale è stato uno dei principali porti internazionali del Sud Est asiatico, dove nell’Età Moderna approdavano navi di varie nazionalità in viaggio lungo le rotte commerciali dell'Asia. Le sue costruzioni sono un misto di stili e molte di loro sono ancora in buono stato: la città infatti è stata solo sfiorata dalla guerra americana (anche se purtroppo è stata spesso funestata da tornadi e alluvioni autunnali). Proprio per questo la città vecchia è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO e i molti edifici di interesse storico si possono visitare acquistando un biglietto cumulativo: ad esempio le case cinesi, in legno con begli intagli e caratteristiche travi a soffitto, o gli edifici in stile coloniale risalenti all’epoca in cui l’area era amministrata dai francesi. A testimonianza del quartiere abitato da giapponesi invece rimane il ponte coperto che collegava i due quartieri della città, all’interno del quale si trova un tempio buddista.
Fabrizio, il comproprietario di questo piacevole cafè in centro, è un archeologo toscano che da parecchi anni si occupa delle rovine del vicino sito di My Son, il luogo di culto dei sovrani del regno Champa. Mentre bevo qualcosa nel suo ameno giardino, mi parla bene della fama degli archeologi italiani nel mondo e mi racconta del turismo in Vietnam, che non essendo rivolto prettamente ai backpackers incentiva limitatamente la diffusione di droghe e prostituzione. Mi fa notare quanto sia raro vedere persone che chiedono l'elemosina e bimbi che lavorano, ma non mi nasconde del tutto la natura poco democratica del Vietnam, che è tuttora una repubblica socialista monopartitica. I suoi figli, a scanso di equivoci, frequentano una scuola privata.
Hoi An è il posto ideale anche per lo shopping: le attività commerciali – spesso dotate di laboratorio – vendono begli oggetti di artigianato e gioielli, abbigliamento e abiti su misura (confezionati in poco tempo e a costi irrisori) e molto altro. Ma sono soprattutto i negozietti e le bancarelle di lanterne, realizzate a mano in seta e stecche di bambù, che creano un effetto di enorme suggestione (quando però posizioni quella lanterna o lampada a forma di loto nella tua casa italiana, il risultato è ben più misero). La sera le vie di Hoi An diventano ancora più romantiche, quando le mille lanterne si accendono di tutti i colori e centinaia di candeline vengono lasciate scivolare sul fiume insieme ai desideri espressi da chi le ha comprate.
Hoi An come si è visto è una cittadina piena di delizie ma purtroppo anch’essa ha una pecca (almeno nella stagione delle piogge): è letteralmente invasa dai ratti. Io ho viaggiato in molti paesi di vari continenti, eppure non avevo mai visto così tanti roditori: essi sfrecciano veloci davanti alle porte o addirittura dentro i locali adibiti ad attività commerciali, sul bordo di imbarcazioni romanticamente cullate dal fiume, nelle strade e tra i tavolini dei bar.

Racconto di viaggio "MADE IN VIETNAM"