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LOVE ME, TERNI

È il ponte di Ognissanti e l'Umbria meridionale mi sta aspettando per un long weekend all'insegna della cultura e dell'amicizia. La base sarà Terni, la Manchester d'Italia, sede delle acciaierie sin dal 1800 (per fortuna circondate da verdi paesaggi collinari) e nota come città degli innamorati per merito del patrono San Valentino. 
Resti archeologici romani, chiese e porte medievali si affiancano ai monumenti di archeologia industriale, tra i quali si segnalano gli Umbria Studios di Papigno, dove hanno girato registi come Benigni Fellini, Dario Argento, Visconti.
Dal capoluogo umbro, per prima cosa, ci inoltriamo in scooter nel Parco fluviale del Nera. Superata la Cascata delle Marmore, la prima tappa è il piccolo comune di Arrone, città dell'olio e uno dei Borghi più belli d'Italia. La struttura medievale è ancora visibile nella parte alta con il castello, le antiche mura e gli affreschi nelle chiese. Dall'alto la valle risplende di verde. Per il pranzo consumiamo abbondanti e gustose varietà di salumi & legumi in un suggestivo ristorante in pietra di Casteldilago, frazione di Arrone abitata da poche centinaia di abitanti.
Nel pomeriggio tocca a Ferentillo, fondata dal re longobardo Liutprando nell'ottavo secolo, e poi importante principato. Il paese è attraversato dal fiume Nera e, oltre alle chiese e alle rocche, propone ai suoi ospiti il singolare Museo delle mummie. Prima dell'editto napoleonico di Saint Cloud, infatti, i morti venivano seppelliti all'interno delle chiese: quelli di Ferentillo (ancora non si sa bene per quali caratteristiche della terra e dell'aria) non si sono completamente decomposti, così vengono qui impietosamente esposti al macabro interesse dei visitatori. Per finire il mini tour della Valnerina, eccoci all'Abbazia di San Pietro in Valle (oggi quasi tutta adibita a suggestiva residenza turistica). Fu il duca longobardo Faroaldo II a fondare il monastero nell'ottavo secolo, prima di farsi lui stesso monaco. Nella deliziosa chiesa, insieme agli affreschi medievali e rinascimentali, il parroco ci mostra quattro sarcofagi del secondo secolo e due curiosissime lastre d'altare, scolpite a bassorilievo, che risalgono all'epoca longobarda.

A Spoleto ci andiamo in treno. La città del Festival dei due mondi risale addirittura alla preistoria. Fu poi capoluogo dell'omonimo ducato longobardo, e in seguito aggregata allo Stato della Chiesa. Con suo sommo scorno, al momento dell'Unità d'Italia, le fu preferita Perugia come capoluogo di provincia. La cattedrale di Santa Maria Assunta, ossia il Duomo, emerge prepotentemente tra le viuzze del centro storico alla fine di una discesa. L'edificio, di origine medievale, è stato rimaneggiato nei secoli ed oggi appare come un miracolo di pietra dove romanico, rinascimentale e barocco convivono in armonia. 
La Rocca Albornoziana domina la vallata dall'alto del colle di Sant'Elia: è una fortezza difensiva voluta dal papa Innocenzo VI al termine della cattività avignonese. Dopo essere stata adibita a residenza per governatori e pontefici, diventò nel 1800 (e per quasi due secoli) una prigione. Oggi ospita il museo nazionale del Ducato di Spoleto. Nei pressi della rocca si può effettuare una gradevole passeggiata panoramica, con vista grandiosa sulla città e sulla valle circostante. Inoltre si può percorrere il Ponte delle Torri, un imponente acquedotto (non si sa se romano-longobardo o tardo-medievale), che collega le due sponde della valle. Il monumento fu molto amato sia da Goethe sia da alcuni suicidi.