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L'isola termale di Piešt’any

In Slovacchia ci sono diverse località termali, che mi ero appuntata prima di partire, ma già a Bratislava il tour leader del walking tour a cui avevo partecipato mi aveva suggerito di recarmi a Piešt’any, famosa per i fanghi naturali terapeutici. Le sorgenti minerali calde e il fango solforico hanno notevoli effetti sui disturbi della locomozione e sono indicati anche per la cura di reumatismi, gotta e sciatica: non a caso all'ingresso del ponte che conduce all'Isola termale c'è una statua in bronzo che raffigura un paziente che spezza in due una stampella. Negli ultimi due secoli c'è stato un grande sviluppo del settore con la realizzazione di diverse strutture terapeutiche, la prima delle quali risale al 1822 e si chiama Bagno Napoleone. In seguito vennero realizzati altri stabilimenti e hotel in stile Art Nouveau, tutti concentrati nel grande parco di quest'isola del fiume Vah, ad esempio lo stabilimento balneoterapico Pro Patria, che originariamente serviva come ospedale per i trattamento dei soldati feriti nella Grande Guerra, oppure la piscina Termale Eva (degli anni Trenta) o il complesso Balnea-Centrum, realizzato negli anni Sessanta e Settanta.
Il mio trattamento a base di fango solforico lo ricevo nell'elegante stabilimento Irma, che forma un unico complesso con l'hotel Thermia Palace, costruito tra il 1910 e il 1912 in stile liberty. L'acqua termale minerale contiene l'idrogeno solforato curativo ed altre sostanze e viene usata principalmente per fare il bagno oppure da bere. Il fango viene prelevato dal fiume Váh, matura per almeno un anno in una vasca apposita dove viene aggiunta acqua termale sulfurea e infine, quando raggiunge una consistenza burrosa e malleabile di colore bluastro o nero, te lo ritrovi sul fondo viscido della piscina dove devi stare circa dieci minuti. Il trattamento si conclude con la doccia e una mezzoretta di relax in un ambiente buio e silenzioso.
A parte le bellissime vetrate colorate e i manifesti teatrali Art Nouveau, nell'edificio è in corso una mostra sul pittore, grafico e designer ceco Alfred Mucha, che tra gli anni venti e gli anni Trenta visitò le Terme di Piešt'any, dove sua moglie e sua figlia ricevettero le cure. Nel periodo tra le due guerre la cittadina e le terme vissero un periodo di crescente popolarità, furono sede di eventi sociali, culturali e sportivi ed erano un luogo d'incontro per la società internazionale. Mucha è l'autore del dipinto "Hail Blessed Fountain of Health", che realizzò a Nizza nel 1932 e donò alle terme in cambio di soggiorni e cure. La sua insolita forma pentagonale è dovuta alla sua collocazione nella grande sala da pranzo del Thermia Palace e rappresenta il tema della guarigione e della celebrazione del potere curativo delle sorgenti termali locali. Nel 2000 fu rubato, quattro anni dopo fu ritrovato e dopo il restauro è stato ricollocato nella sua sede originaria. Nella mostra sono esposti i manifesti pubblicitari di Mucha, inconfondibili grazie al suo stile grafico innovativo, documenti d'archivio, fotografie di Mucha e della sua famiglia alle terme e immagini delle facciate degli edifici Art Nouveau in Moravia e Slovacchia.
Percorrendo il ponte pedonale degli anni Trenta raggiungo il centro storico, raccolto sull'altra sponda del fiume, che ho esplorato affascinata dalle sorprendenti architetture presenti, non solo risalenti al periodo Liberty. L’arteria quasi interamente pedonale che attraversa la cittadina si chiama Winterova, è intitolata ai direttori delle terme nel periodo di Mucha (i fratelli Ludovít e Imrich Winter) e presenta bellissime architetture art nouveau alternate a edifici più moderni: qui sorge anche l'hotel Leier, simile a un castello neogotico inglese. In città inoltre si fanno notare i complessi alberghieri Jalta ed Eden (due edifici funzionalistici vicini, costruiti negli anni venti e Trenta), il coevo Ufficio Postale e Telegrafico, che spicca all'incrocio di due strade, Villa Alessandro, che ora è un ospedale, e la Casa Terapeutica Slovan, che risale al 1906 e originariamente era sede del Grand Hotel Royal: nel 1986 è stata chiusa e da allora non è stata presa alcuna decisione sulla sua ristrutturazione, per cui appare oggi tristemente in abbandono. Infine un edificio che mi ha colpito molto è la Casa delle Arti, un teatro in cemento in stile brutalista che risale agli anni Settanta.
La sera a cena incontro un gruppo di italiani che a Piešt’any ci è venuto per fare riabilitazione ai figli disabili, mentre la mattina dopo, prima di prendere il treno, ho scambiato due chiacchiere con questi due fratelli che alle 10 meno un quarto erano ancora ubriachi, come il 90% dei clienti del bar della stazione di Piešt’any.

Racconto di viaggio completo: "MITTELEUROPA. Vienna, Moravia e Slovacchia in solitaria"