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La città apocalittica
Massaua
Massaua fu occupata dagli italiani, con il beneplacito della Gran Bretagna, dopo Assab e divenne per un breve periodo la capitale del possedimento d'oltremare. La città è costituita da due isolette collegate alla terraferma da dighe: la prima si chiama Taulud e ospita il Memoriale per le vittime della battaglia di Massaua, costituito da alcuni carri armati strappati all'esercito etiope, e il Grand hotel Dahlak, dove alloggiamo per una notte a prezzi non proprio popolari. Di proprietà di un italiano settantenne, apparentemente è una struttura abbastanza lussuosa, con una grandissima hall in stile coloniale che crea grandi aspettative, ma poi sempre più dettagli raccontano una storia di decadenza: la piscina è vuota, le stanze necessiterebbero di importanti restauri, l'acqua va e viene. Sulla stessa isola sorge il palazzo imperiale di Hailé Selassié, costruito alla fine dell'Ottocento quando il controllo della costa – dopo circa due secoli – fu ceduto dagli Ottomani all'Egitto: inizialmente infatti fungeva da sede del governatore Werner Munzinger, un avventuriero svizzero a capo del principato egiziano. Oggi è poco più di un rudere, ma non abbastanza malridotto da nascondere la magnificenza orientale di un tempo.
Sulla seconda isola sorgono il porto (il più importante dell'Eritrea) e la città vecchia, una "piccola città apocalittica, di struttura completamente araba". Pasolini la definì “una cosa stupenda": "il centro affastellato e stretto, con le sue casucce coi portici, azzurrine, gialline, insomma intonacate di quei tristi colori di biancheria sporca che danno all'europeo sensuale e avventuroso, senza mezzi termini, l'ebbrezza dell'esotico realistico". Oggi dà l’impressione di essere stata appena bombardata, e invece alcuni edifici sono in macerie da più di trent'anni: Massaua infatti fu teatro di pesanti scontri, con molte vittime e gravi danni, durante la guerra d'indipendenza, e ancora oggi ben poco è stato ristrutturato. Alla fine degli anni Sessanta la città non aveva ancora subito i bombardamenti etiopi, ma forse mostrava ancora qualche eredità del terribile terremoto che l'aveva devastata nel 1921. Chi lo sa. In ogni caso, nel primo pomeriggio si percepisce la "soffocante aria corruttrice dell'apocalisse tropicale" di cui parlava il poeta: il sole è cocente perfino a dicembre e le vie sono deserte.
Nella vecchia Massaua dovrebbe esserci la moschea più antica fuori dal territorio dell'Arabia, costruita già nel VII secolo dai primi seguaci del profeta Maometto, scappati dalle persecuzioni dei musulmani che impazzavano alla Mecca. In realtà senza una guida non è facile identificarla tra le macerie e gli edifici diroccati, anche perché di moschee ce ne sono diverse. L'edificio più appariscente e simbolico è comunque la vecchia banca d'Italia, o meglio ciò che resta di essa.
Mentre vagabondiamo senza meta, apprezzando le temperature via via più clementi, veniamo invitati a una festa di battesimo. Ci fanno accomodare sulle sedie di plastica all'aperto insieme ad amici e parenti, ci viene offerta l'injera da mangiare con le mani e un idromele piuttosto selvatico; il viso della bambina battezzata campeggia nelle foto plastificate appese tra i festoni (la faccia è duplicata, infatti inizialmente avevo capito che si festeggiassero due gemelle). L'invitato Mikele all'epoca della guerra d'indipendenza era un giovane soldato, come si vede nella foto che ci mostra sul cellulare, dove comprare insieme ai suoi commilitoni imbracciando un fucile. Mikele lavora come giardiniere nel nostro hotel, ma quando lo incontro il giorno dopo non ricorda nulla del nostro incontro, durante il quale – va detto – era piuttosto su di giri.
Ceniamo ai tavolini di plastica di uno dei ristorantini lungo la costa, con piatti di pesce e musica americana. A seguire, una delle esperienze più memorabili del viaggio: la passeggiata notturna tra i vicoli di questa città fantasma, completamente bui se non fosse per una serie di "bar cattivi" e "disperati night clubs", adornati di lucine e dotati di grandi altoparlanti da cui proviene musica ritmata ad alto volume. Così li aveva definiti Pasolini il quale, anche lui, rimase folgorato dalla Massaua by night, quando all’epoca i marinai scesi dalle navi ballavano sotto i portici con le "donne di vita eritree", "bellissime e infantili", ma non brave a ballare quanto le altre donne africane.
Racconto di viaggio completo "DOLCE VITA ERITREA"