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La linea del colore

Tennessee

Alla fine del film "Nashville", di Robert Altman, una cantante country si sta esibendo in occasione della campagna elettorale di un candidato a governatore, quando un giovane dell'Ohio le spara. La scena è ambientata nel Partenone di Nashville, che non è una scenografia cinematografica: una copia del celebre edificio greco è infatti realmente presente in un parco della città. Gli Stati Uniti sono sempre stati in fissa con gli stucchevoli edifici neoclassici, ma a Nashville hanno voluto strafare, come dimostrano ad esempio il Campidoglio dello Stato del Tennessee, l'anfiteatro del Bicentennial Park modellato sull'Antico Teatro di Epidauro e il più recente Schermerhorn Symphony Center, il teatro che ospita la Nashville Orchestra. Ma l'architettura non è l'unico motivo per cui Nashville è stata definita l'Atene d'America: bisogna infatti tener conto dei suoi numerosi istituti scolastici.

Nel marzo del 2023 nella Covenant School di Nashville (una scuola privata presbiteriana) tre alunni e tre componenti del personale scolastico sono rimasti uccisi in una sparatoria insieme all’esecutrice della strage. L'anno dopo il Senato del Tennessee, a maggioranza repubblicana, ha approvato una legge che avrebbe permesso al personale delle scuole pubbliche di portare un'arma negli istituti. Lo scorso gennaio si è verificata un'altra sparatoria, questa volta presso la Antioch High School, una scuola pubblica dove uno studente diciassettenne ha aperto il fuoco all'interno della mensa, uccidendo un ragazzo e ferendone un altro prima di togliersi la vita.

A proposito, in Tennessee è in vigore un programma di voucher (7000 dollari all'anno) per le famiglie che decidono di mandare i figli nelle scuola private. Inutile dire che sarebbe contro la costituzione che il governo paghi per gli istituti privati, che poi sono quasi sempre religiosi e ultraconservatori (vedi la Franklin Road Academy di Nashville, dove si insegna il creazionismo). Il Tennessee non è l'unico Stato ad aver implementato il programma dei voucher, al punto che secondo qualcuno in autunno quasi la metà di tutti gli alunni statunitensi potrà lasciare le scuole pubbliche con l’assistenza dello Stato. La direzione dell'attuale amministrazione è molto chiara, come dimostra il fatto che a marzo di quest'anno Trump ha firmato l’ordine esecutivo che smantellava il dipartimento dell’istruzione. 

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Nel centro di Nashville si trovano il Ryman Auditorium (sede del Grand Ole Opry, il più antico programma radiofonico ancora in onda), il Walk of Fame Park (con i nomi delle principali stelle del country) e molti musei a tema musicale, inoltre qui hanno sede diverse case discografiche e la famosa azienda produttrice di chitarre Gibson: tutti validi motivi per considerare Nashville la capitale americana della musica country e per affibbiarle il soprannome di "Music City".
Percorsa tutta la seconda strada, si arriva al fiume Cumberland: a destra spicca lo scenografico ponte pedonale John Seigenthaler, mentre a sinistra – dove comincia il Riverfront Park – c'è una ricostruzione storica del primo nucleo della città, che si chiamava Fort Nashborough. Affrontato sotto il sole un sentiero in salita, arriviamo in cima a Capitol hill, dove prendiamo atto che il palazzo del Campidoglio rispetta il giorno di chiusura settimanale. Alle spalle sorge il Bicentennial park, ai margini del quale ogni sabato si tiene il "farmers market", con le costose bancarelle degli agricoltori, il gruppo country che suona sul palco, il mercatino artigianal-biologico, la lezione sui cetriolini sottaceto. Raggiungiamo a piedi la tappa successiva, un'ex fabbrica convertita in museo di archeologia industriale con annessa distilleria, dove ci rinfreschiamo bevendo una buona birra artigianale. A quel punto cerchiamo disperatamente un posto dove mangiare qualcosa, ma in questo quartiere ci sono solo case e uffici.

Anche noi come molti americani siamo venuti a Nashville per trascorrere il fine settimana. A differenza loro non siamo qui per festeggiare un compleanno o un addio al nubilato, quindi non facciamo parte di scalmanate comitive che ballano nei cassoni degli autocarri o bevono nelle "taverne a pedali" o girano la città in carrozze trainate da cavalli. Inoltre siamo tra i pochi a non indossare stivali texani. 
Il nostro hotel è molto gettonato perché ha la piscina scoperta. Ad esempio c'è un folto gruppo di amici canadesi cinquantenni che ha deciso di trascorrere qui un'intera settimana e anche quattro ragazze italiane, che vivono in città americane diverse e si sono date appuntamento in questo motel della capitale del Tennessee. Con il contributo di una vasta scelta di superalcolici, sembrano tutti divertirsi moltissimo, soprattutto quando si tuffano cercando di centrare un grosso salvagente.  
Nella stradina del downtown di nome Printer’s Alley nel periodo proibizionista (che in Tennessee è durato fino al 1968) venivano venduti e consumati illegalmente liquori e alcolici, mentre oggi ci sono alcuni famosi locali di musica live. Ma il vero cuore della vita notturna di Nashville è la celebre Broadway, che ospita decine e decine di Honky-tonk bar con insegne luminose. Percorrerla non è semplice a causa del sovraffollamento, per cui devo dare ragione all'argentino che avevamo conosciuto nel motel: la Broadway, di sabato sera, è una "locura".

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Nel corso del 2025, nell'ambito delle massicce operazioni di controllo dell'immigrazione operate in tutti gli USA, nemmeno a Nashville sono mancati gli interventi dell'ICE per deportare migranti. La tensione ha cominciato a crescere all'inizio di maggio, quando l'ICE ha iniziato a effettuare controlli del traffico in collaborazione con la polizia stradale statale nel quartiere di South Nashville. Le ispezioni e le detenzioni hanno alimentato il panico tra le comunità di immigrati, le scuole hanno registrato un calo delle iscrizioni e delle presenze perché molte famiglie hanno tenuto i figli a casa, diversi coniugi hanno temuto di essere separati. 
Sotto la guida del governatore Bill Lee, il Tennessee nella seconda era Trump è emerso come uno degli stati più aggressivi in ​​materia di immigrazione: i repubblicani hanno accusato il sindaco democratico di Nashville, Freddie O'Connell, di interferire con l'applicazione delle leggi federali sull'immigrazione, solo per aver condannato una retata dell'ICE in città e aver parlato di donazioni a sostegno delle persone colpite dagli arresti. Nashville ha subito l'ira dell'amministrazione Trump e, come altre città democratiche negli stati repubblicani, è stata presa di mira per la sua politica sull'immigrazione.  

Il Tennessee appartenne politicamente alla Louisiana francese fino al 1763, quando fu ceduto agli Inglesi. In quanto stato schiavista, nella Guerra di secessione si schierò con gli Stati confederati. Ancora oggi il 17% della popolazione dello Stato è costituita da afroamericani, una percentuale notevolmente più alta della media statunitense.
A Memphis, seconda città del Tennessee, i neri rappresentano addirittura quasi due terzi della popolazione (a Nashville solo un quarto): anche il sindaco è un afroamericano e pure per lui il presidente Trump non nutre particolare simpatia. A metà settembre infatti ha firmato un provvedimento per l’invio della Guardia Nazionale nella città da lui amministrata, al fine di contrastare quella criminalità che invece – anche qui – è in calo da anni. 

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Il 4 aprile 1968 Martin Luther King fu assassinato nel Lorraine Motel di Memphis, uno dei pochi hotel per clienti neri; nel 1982 l'edificio fu trasformato nel primo museo dei diritti civili d'America. Il National Civil Rights Museum racconta la storia dall'inizio, ossia dalla tratta transatlantica degli schiavi, la più grande migrazione forzata nella storia umana, che coinvolse 12,5 milioni di africani. Grazie alla schiavitù, dicono i curatori, le colonie del Nuovo Mondo hanno prosperato per tre secoli e mezzo, rendendo l'America una delle nazioni più ricche del mondo. Dopo che fu abolita, tra il 1876 e il 1965, gli Stati meridionali emanarono le cosiddette leggi Jim Crow, che istituirono la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, introducendo lo status di "separati ma uguali" per i non bianchi.
Nel 1954, con la sentenza Brown contro il "Board of Education", la Corte Suprema dichiarò incostituzionale la segregazione nelle scuole. La prova decisiva fu il cosiddetto "test della bambola", una ricerca che dimostrò come la segregazione e il pregiudizio avevano creato un senso di inferiorità e auto-odio nei bambini afroamericani, danneggiando la loro autostima. Ciò tuttavia non bastò ad eliminare l'odiosa pratica.
La riproduzione di un autobus simile a quello su cui fu arrestata Rosa Parks, che si era rifiutata di cedere il suo posto a un passeggero bianco, ci ricorda il noto evento che diede inizio al boicottaggio dei bus di Montgomery, in Alabama. Era il 1955 e la protesta, durata ben 381 giorni e guidata dalla Montgomery Improvement Association (MIA) presieduta da Martin Luther King Jr., si concluse con successo dopo che la Corte Suprema dichiarò incostituzionale la segregazione razziale sugli autobus pubblici. 
Il boicottaggio di Montgomery ispirò altre comunità a protestare con sit-in non violenti sotto lo slogan "STANDING UP BY SITTING DOWN": l'obiettivo principale dei giovani afroamericani erano le attività commerciali dei bianchi. Viene riprodotta nel museo la scena del sit-in di Greensboro, che iniziò il 1° febbraio 1960 quando quattro studenti afroamericani del North Carolina A&T College si sedettero al bancone del pranzo "solo per bianchi" del negozio Woolworth's a Greensboro, in Carolina del Nord. 
Il "Green Book" (reso celebre da un film di successo) era una guida annuale per i viaggiatori afroamericani che elencava hotel, ristoranti e stazioni di servizio sicuri e accoglienti, infatti anche nei viaggi gli afroamericani dovevano affrontare strutture separate e di qualità inferiore. I "Freedom Riders" erano un gruppo di attivisti per i diritti civili che nel 1961 viaggiarono sugli autobus interstatali per far rispettare le leggi federali che già avevano vietato questo tipo di segregazione. Essi non si lasciarono intimidire da violenze, aggressioni e arresti, ma continuarono la loro missione. Il mondo intero osservò quanto stava succedendo, e il governo federale guidato da J. F. Kennedy finalmente agì, anche per dimostrare in piena Guerra fredda che i sovietici, evidenziando il conflitto segregazionista nella loro propaganda antiamericana, si sbagliavano. 
Le leggi Jim Crow furono ufficialmente abrogate dalla legge sui diritti civili del 1964 e dal Voting Rights Act del 1965, tuttavia nelle zone rurali gli afroamericani frequentavano ancora scuole segregate e non avevano rappresentanza politica, mentre nel Nord urbano affrontavano discriminazioni in materia di alloggio e lavoro, nonché violenze da parte della polizia. 
Nel frattempo i bianchi del Sud, scontenti dell'approvazione del Civil Rights Act e del crescente potere degli elettori neri, iniziarono un esodo dal Partito Democratico e votarono in massa il Partito Repubblicano. Il Partito Democratico, un tempo il partito del razzismo e dell'oppressione nel Sud (aveva fatto emanare le leggi Jim Crow), ora attraeva coloro che avevano idee liberali e un interesse per la causa degli afroamericani e gradualmente divenne un partito di centro-sinistra. Il Partito Repubblicano, nel frattempo, si spostò in territorio più conservatore.
Largo spazio nel museo è dedicato alla storia e alle filosofie di figure e movimenti significativi nella lotta per i diritti civili e l'emancipazione degli afroamericani. La Universal Negro Improvement Association (UNIA), ad esempio, fondata da Marcus Garvey, promuoveva l'orgoglio razziale, l'autosufficienza economica per gli afroamericani e il ritorno in Africa, mentre Malcolm X criticava l'integrazione, sostenendo che gli afroamericani avrebbero dovuto rafforzare le proprie comunità, migliorando scuole e imprese, e trovare un'alternativa alla resistenza non violenta. Il movimento dei diritti civili si opponeva anche alla guerra del Vietnam, considerata un'estensione dell'oppressione razziale e capitalista, ed esortava i soldati neri (che da sempre venivano arruolati in gran numero nell'esercito americano pur affrontando la segregazione) a riconoscere i loro interessi comuni con i rivoluzionari in Vietnam e a smettere di combattere.
Il percorso museale termina presso la stanza del Lorraine Motel dove Martin Luther King fu assassinato. Quel 4 aprile il dr. King era di buon umore: scherzava e rideva con il fratello. Uscì sul balcone della stanza, la 306, e chiese a un musicista di suonare il suo inno preferito, "Precious Lord", quando un proiettile lo colpì al collo, facendolo crollare a terra. L'assassino si era appostato dall'altra parte della strada con un fucile pronto a sparare.
Con lo slogan "I am a man", sia nel museo, sia in altri luoghi di Memphis, viene ricordato il cruciale sciopero dei netturbini che si tenne a fine marzo del 1968 per protestare contro le condizioni di lavoro: fu quello sciopero a portare il M. L. King a Memphis e, tragicamente, al suo assassinio. 

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La fama mondiale di Memphis naturalmente è dovuta soprattutto ad Elvis Presley, il quale, trasferitosi qui con la famiglia da ragazzino, dal 1957 e fino alla sua morte ha vissuto a Graceland. La dimora oggi è una struttura aperta al pubblico che – pagando minimo 84 dollari – può visitare il suo giardino, la sua tomba e i principali ambienti interni della mega-villa. 
Fuori dal mio hotel una donna sconosciuta mi racconta di quando sua madre incontrò Elvis: fu il giorno più bello della sua vita perché a quanto pare lui le diede un bacio. Poi chiama il marito affinché ci mostri il tatuaggio che ha sulla pancia: c'è scritto il cognome, Liscano, che dimostra la sua origine italiana. Infine ci consiglia il suo ristorante preferito: "Ma state attenti, Memphis è una città molto pericolosa!"
Il downtown è effettivamente un po' squallido in questa triste domenica pomeriggio e non tutti i frequentatori sono raccomandabili, ci diciamo mentre ci dirigiamo al Peabody Hotel. L'evento più gettonato di Memphis si svolge in questo lussuoso albergo del centro città due volte al giorno, alle 9 di mattina, quando cinque normalissime oche escono da un ascensore e attraversano un tappeto rosso per recarsi nella fontana situata al centro della vasta e pretenziosa hall, e alle 5 di pomeriggio, quando le stesse fanno ritorno nei loro appartamenti. La scena viene presentata da uno speaker in uniforme rossa e ripresa dagli smartphone delle centinaia di turisti che quotidianamente si assiepano per partecipare all'evento.
Il piano terra dell'hotel ospita il prestigioso negozio di abbigliamento Lansky Brothers, che già nella prima sede di Beale Street forniva abbigliamento elegante ai musicisti di quella meravigliosa scena musicale. Sulla vetrina del negozio, sotto una foto che li ritrae insieme, le parole di Bernard Lansky che ricorda come incontrò Elvis Presley. "Un giorno alzai lo sguardo e vidi questo giovane che guardava le nostre vetrine. Uscii per salutarlo e gli dissi: 'Entra e lascia che ti faccia fare un giro'. Lui rispose: 'Non ho soldi, signor Lansky, ma quando diventerò ricco, comprerò la tua quota'. Gli dissi: 'Non compri la mia quota, compra da me!'. Ed è così che è iniziata la nostra amicizia eterna". Quando Elvis diventò una superstar internazionale, i fratelli Lansky fornirono gran parte del suo abbigliamento. Nel 2001, Lansky's ha lanciato una nuova linea che offre riproduzioni di abiti realmente indossati dal divo. La commessa mi annuncia che il signor Bernard è "tristemente venuto a mancare nel 2013", ma il figlio e la nipote continuano a gestire l'attività. Le camicie in esposizione hanno fantasie quantomeno discutibili. 
Beale Street è ancora oggi la strada più frequentata della città, dove è possibile assistere ogni giorno a bellissimi concerti blues e jazz perlopiù gratuiti. Tornando verso l'albergo scopro però un'altra passione dei giovani di Memphis: riunirsi in affollatissimi party per guardare al maxischermo la puntata di Love Island e commuoversi tutti insieme.

Memphis si trova nell'estremo angolino sudoccidentale del Tennessee. Alle 6 di mattina prendiamo un treno che pochi chilometri dopo entra in Mississippi e lo attraversa tutto ad una lentezza strabiliante.

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