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La Baia di Ha Long

Secondo i dati forniti dal governo, circa dieci milioni di turisti stranieri hanno visitato il Vietnam nel 2016, oltre il 25% in più rispetto all’anno precedente. La crociera nella Baia di Ha Long è una delle attività più gettonate: non a caso, quando ho cercato di prenotarla era tutto fully booked e ho ottenuto una cabina solo perché una coppia poco dopo ha disdetto.
Abbiamo trascorso circa 24 ore in un elegante galeone, mangiando elaborati piatti di pesce e navigando tra le stupefacenti isolette che spuntano nella baia, in compagnia di turisti non solo del Nord del mondo come un tempo, ma anche dei Paesi emergenti (Malesia, Thailandia, Brasile, Europa dell’Est).
L’organizzazione della gita segue uno schema standard e le attività hanno una scansione vagamente militaresca. 12:30: check-in. 13:00: specially prepared lunch. 15:30: escursione in kayak tra i faraglioni. 16:30: swimming time (ma ormai il sole è quasi scomparso e fa troppo freddo). 18:00: sunset party on the sundeck in warm and romantic atmosphere (in pratica un bicchiere di pessimo vino di Dalat bevuto sul ponte, dove spira una brezza sostenuta). 19:00: cooking class (come avvolgere verdure e pesce dentro a un foglio di carta di riso). 19:30: special dinner. 20:00: relax singing karaoke (dove ho dovuto cantare “Careless whispers” per omaggiare George Michael, una delle mie icone adolescenziali, scomparso proprio quel giorno) or squid fishing (ci hanno dato gli strumenti per pescare ma lo spirito ecologista ha fatto sì che l'unico calamaro che abbia abboccato sia stato ributtato in mare ‒ tra l'altro già morto ‒ dal mio vicino di cabina norvegese).
Alle sei e mezza di mattina una voce baldanzosa ci ha svegliato urlando alcune frasi corroboranti alla filodiffusione della barca. Dopo la colazione ci hanno portato alla Surprise cave, dove c'è una massa indescrivibile di gente incolonnata, tutti appena scesi come noi da una delle centinaia di barche più o meno di lusso che affollano la baia. Ammirate le concrezioni e stalattiti a forma di coccodrillo o di dito medio, segue la visita alla Pearl farm dove abbiamo assistito alle operazioni necessarie per coltivare le ostriche e produrre le perle (in vendita nel negozio attiguo).
E infine altre 4 ore di autobus per tornare ad Hanoi, con un'unica sosta anche questa volta in uno di quei magazzini enormi sulla strada, circondati da un cortile pieno zeppo di statue a forma di lady Buddha o di delfino. Qui si può utilizzare la toilette, farsi un caffè o acquistare souvenir o snack a prezzi europei: la maggior parte dei clienti è costituita dai turisti stranieri che compiono l'itinerario Hanoi-Ha Long i quali apparentemente non mostrano alcun disagio a spendere 4 euro per un pacco di biscotti. D'altra parte stiamo parlando di gente che – come me, d'altra parte – aveva sborsato la bellezza di 130 dollari per una gita di un giorno e mezzo (senza contare l'esoso costo delle bevande extra).
Durante il tragitto appare evidente quanto le risaie stiano cedendo il passo sempre di più ai parchi industriali. Impressionante la quantità di scooter nei parcheggi degli stabilimenti Samsung e Canon di Bac Ninh.

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Racconto di viaggio "MADE IN VIETNAM"

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