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Racconti in Medio Oriente

LA LA HOLY LAND

Israele e Palestina in solitaria

Il gate del mio volo per Tel Aviv è questo, non mi posso sbagliare: ci sono molte kippah, libretti nelle mani e un uomo che prega contro il muro accanto alla toilette. È uno dei primissimi giorni di questa nuova tratta e l’aereo è quasi pieno, ma sono quasi tutti israeliani, anche se siamo all'inizio delle vacanze di Natale e i prezzi dei voli sono infimi.

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Cose turche

Istanbul-Cappadocia in solitaria

Per il mio primo viaggio extraeuropeo postpandemico ho scelto la Turchia, un Paese che amo, collegato da un comodo volo diretto da Bari, dove sono già stata più di una volta, sperimentando tra le altre cose la comodità dei suoi autobus e la squisita ospitalità dei suoi abitanti. Questo nonostante il fatto che una serie di persone di mia conoscenza non condivida, diciamo così, questa scelta – le stesse persone che quando sono stata ad esempio in Uzbekistan o in Vietnam (governate da regimi altrettanto, se non più autoritari) non hanno avuto niente da ridire. Questa volta la meta principale sarebbe stata la Cappadocia, ma avendo due settimane di tempo ci volevo arrivare lentamente, viaggiando via terra e facendo delle soste nella regione occidentale.

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Pide e tulipani

Primavera in Anatolia orientale

A furia di parlare di attentati, bombe, curdi, terroristi, derive autoritarie, tentati golpe, presunta islamizzazione, rifugiati siriani, a molti è passata la voglia di viaggiare in Turchia. E invece è un paese ricco di meraviglie naturali, con una storia affascinante e un popolo accogliente che conquista facilmente il cuore del visitatore.
Il nostro itinerario tocca tre destinazioni molto diverse tra loro, situate nella parte più orientale del paese: Trabzon, vivace città portuale sul mar Nero; Erzurum, roccaforte conservatrice con un passato selgiuchide e un presente di stazione sciistica; Mardin, una specie di Matera affacciata sulla sconfinata pianura mesopotamica del Kurdistan.

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KEBAB A COLAZIONE

Da Istanbul al Sud-Est della Turchia

Sono arrivata con imperdonabile ritardo al mio appuntamento con la Turchia, ma le giravo intorno già da un po'. Cinque anni fa non ero troppo lontana mentre in un minibus, a nord di Aleppo, l'autista mi diceva: «Vedi, lì dietro c'è la Turchia» e all'autoradio prendevamo le sue stazioni e ascoltavamo la sua musica. Poi, l'anno dopo, l’ho vista dal vivo; a dire il vero, ne ho visto solo una piccola parte, seppure quella più alta: sulla strada per Yerevan apparve la cima innevata del Monte Ararat e il mio casuale compagno di viaggio ci tenne a farmi sapere che − anche se attualmente la biblica montagna si trova in territorio turco − il lato ben visibile da lì, dall'Armenia, è quello più bello. E poi, ho sentito il suo odore e le sue note a Batumi, sulla spiaggia e nei bar affacciati sul Mar Nero, pure se mi trovavo in Georgia e, a separarmi da lei, c'erano ancora venti chilometri (che io non ho percorso). E infine l’ho pensata in Romania, quando, passeggiando lungo gli ultimi metri di uno dei rami del Danubio, sono giunta al punto in cui sfociava nel Mar Nero e ho pensato che di fronte c'era la Georgia, ma a destra, verso meridione, c'era la Turchia. Condividevamo, di nuovo, lo stesso mare.
Si può immaginare, adesso, l'emozione che provo sull'aereo diretto ad Istanbul.

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LA MIA SECONDA CASA

Settimana Santa in Siria

Quando sono andata in Siria, era difficile immaginare cosa sarebbe accaduto soltanto un anno dopo. Era il periodo di Pasqua e, presso il monastero di Padre Paolo, fui colpita dallo spirito di fratellanza che accomunava le famiglie che consumavano il picnic del venerdì islamico e quelle che celebravano il venerdì santo. 
In realtà alcuni dettagli mi fecero riflettere: il Presidente col mezzo sorriso su grandi poster, la chiusura degli abitanti nei confronti dei discorsi politici, i repentini cambiamenti economici e sociali in corso di cui mi parlarono, l'aria inquisitiva della guida russofona che il governo ci aveva imposto. Ma lì per lì non ci feci molto caso, abbagliata dal sole della Siria e affascinata dalle ricche tracce del passato e dalla seducente cordialità del suo popolo.

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IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE

Nella favola dello Yemen

Quando ho deciso di visitare lo Yemen, nel'autunno del 2005, prima mi sono informata sulla situazione sicurezza. I rapimenti di turisti (tipica usanza di quello Stato mediorientale) non si verificavano ormai da qualche anno, così ho prenotato un tour che sarebbe durato circa un paio di settimane durante le vacanze natalizie. Purtroppo poco prima di partire è giunta notizia del rapimento di due visitatori di nazionalità austriaca. Non ho dato molto peso alla cosa: ormai avevo deciso e non volevo tornare indietro. Faccio questa premessa per dire che non dovevo sorprendermi se 5 persone partite come me per lo Yemen, lo stesso giorno e con lo stesso tour, invece di godersi un viaggio meraviglioso in una terra da sogno, sono state tenute in un luogo misterioso sotto la minaccia del kalashnikov per quasi tutta la durata del nostro viaggio.

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