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Ogni scherzo vale

Io Venezia pensavo di conoscerla perché c'ero stata una volta da bambina e anche un’altra volta, di passaggio, più di 25 anni fa, ma poi ho capito che non la conoscevo per niente. Anche piazza San Marco quando la vedevo in televisione dicevo Sì sì la riconosco, ma invece non potevo giurare di esserci mai stata.
Poi c'è da dire che nel periodo Covid non so quante volte ho cercato su booking gli alberghi nel centro di Venezia pensando che i prezzi non erano mai stati così bassi. A un certo punto ho comprato un biglietto Ryanair che era comodissimo come orari e costava solo 34 euro e quindi sono andata su booking in maniera ufficiale, ossia per cercare davvero una camera di albergo, e mi sono sorpresa che una singola costava minimo 80 euro, mentre in quest’ultimo anno e mezzo la trovavi pure a 40-50. Mi sono scervellata per capire quale fosse il motivo e poi mi sono accorta che era per il carnevale, e pensare che il volo l’avevo acquistato proprio perché avevo le ferie di carnevale.

L'autobus dall'aeroporto ci ha impiegato circa 20 minuti per arrivare a piazzale Roma e a quel punto sono scesa pensando che per tre giorni non avrei visto automobili. Il cielo era azzurro e così è rimasto sempre e, anche se sovente soffiava una micidiale bora, non so se Venezia sarebbe stata così bella se il cielo fosse stato meno azzurro.
Erano tre anni che non si festeggiava il famoso carnevale di Venezia e quindi sono tutti elettrizzati anche se i festeggiamenti sono in versione ridotta, senza alcuni degli eventi che di solito c’erano. Io tanto non lo so che eventi c’erano di solito, quindi a me sembra un vero carnevale affollato di persone italiane, francesi, spagnole mascherate da Settecento con le parrucche grigie e scarpine con la fibbia e anche molte maschere originali comprate su Amazon e per fortuna anche originali non comprate su Amazon, come per esempio la maschera da superbonus 110 per cento. Questo ragazzo che la indossava era molto estroverso e a un certo punto ha radunato alcuni dei giovani che stavano bevendo l’aperitivo in questo bar e ha detto Seguitemi, andiamo tutti a Rialto (in italiano e inglese). Allora mi sono aggregata anche io con tutti questi siciliani, veneti, bolognesi, tedeschi e spagnoli e in una festante comitiva abbiamo attraversato calli e ponticelli fino a Rialto. Per esempio nel gruppo c’erano dei ragazzi della provincia di Bologna a festeggiare un addio al celibato ed erano uno più sbronzo dell’altro. La piazza era stipata di gente che beveva birrette e sprizzini, compresi questi due fratelli di origine siciliana che però ora vivono in provincia di Padova, un Arlecchino che suonava il sax, un lottatore di sumo e dei ballerini degli anni Ottanta con gli scaldamuscoli di lana, e la cosa bella e strana era che tutti avevano voglia di socializzare e chiacchierare dopo ben tre anni che il carnevale non c’era.  

La mattina dopo in piazza San Marco ho incontrato anche Hannibal the Cannibal, The Mask, Rocky Balboa e i sette nani mescolati alle dame del Settecento e ai loro cagnolini anche loro, poverini, mascherati. Poi mi sono messa a camminare sulla riva, diretta verso i giardini della Biennale, e ho incontrato la Bella e la Bestia e anche una piccola Cappuccetto Rosso. A un certo punto Venezia era quasi finita e per tornare indietro sono salita su un vaporetto che prima è andato al Lido e poi è tornato indietro attraversando tutto il Canal Grande. Tra mascherina chirurgica, mascherina carnevalesca di pizzo, occhiali da sole e occhiali da vista dello stesso colore verde, è stato tutto un po’ scomodo, comunque ho avuto modo di riflettere Però mica male questi palazzi affacciati sul famoso Canal Grande.
Sono scesa a S. Marcuola per recarmi al Ghetto, non prima di aver mangiato un piatto di fegato alla veneziana (che poi mi sono pentita di non aver portato il Maalox). Comunque al gheto vechio ho trovato una libreria dove organizzano le visite guidate e quindi siamo partiti a piedi a vedere le cose più importanti del quartiere ebraico, famoso perché ha dato origine alla parola “ghetto” con il significato che gli diamo oggi. Siamo pure entrati nella sinagoga sefardita con questa guida che non sempre si capiva bene cosa diceva e abbiamo visto i bambini giocare a calcio indossando la kippah.
Poi insomma il sole è calato, le luci si sono accese e io sono andata a visitare il Palazzo Ducale con tutte quelle stanze gigantesche che ospitavano il Doge e la sua corte, come la magnifica Sala del Maggior Consiglio. Il biglietto costa ben 25 euro, ma comprende anche il Museo Correr, il Museo Archeologico Nazionale e la Biblioteca Nazionale Marciana. Terminata la visita sono tornata a Rialto per mangiare alla cantina “do Spade”, dove il cibo è gustosissimo (seppia, polenta bianca e verdurine) e i prezzi stracciati.

L'ultima giornata inizia e finisce nel mio bacaro preferito in campo S. Provolo, dove tanto per cominciare addento una tipica fritoa carnevalesca. Oggi mi dedicherò soprattutto all’arte: di mattina i bassorilievi e le statue di Canova del museo Correr (bella anche la mostra sul doge Francesco Morosini); nel pomeriggio la collezione di arte contemporanea dell'eccentrica Peggy Guggenheim.
Per quanto riguarda la “Venezia insolita” (che tanto insolita non è) potrei citare la chiesa di san Pantalon sul cui soffitto campeggia il dipinto ad olio più grande del mondo (misura 443 metri quadrati ed è costituito da 40 tele unite fra loro); la libreria “Acqua alta”, attrazione turistica a causa dell’originalità con cui sono sistemati e riutilizzati i libri; la cripta sommersa della chiesa di San Zaccaria, divisa in tre navate; e persino lo scenografico ingresso monumentale dell’Arsenale. Da qui scendo verso riva, andando incontro al sole che tramonta dietro la chiesa di San Giorgio Maggiore.
Durante il giorno mi sono alimentata solo di cicchetti, che sono fette di pane con sopra cose buonissime come il baccalà mantecato, il lardo e altri salumi, le sarde ecc. Di sera nel mio angusto bacaro, stipati insieme a un folto gruppo di giovanissimi giapponesi, ci sono pure dei residenti. “A Venezia se chiami il delivery arriva a piedi” dice uno di loro “Io mi vergogno a chiamarlo per una sola pizza, quindi ne ordino due anche se sto da solo. E gli do una sostanziosa mancia, soprattutto se piove.” E comunque si erano abituati bene i veneziani durante la pandemia, ma ora che stiamo tornando alla normalità si riprende come se niente fosse a parlare di turisti maleducati che pisciano nelle calli e mangiano seduti sui marciapiedi di piazza San Marco.
Prima di ripartire, dentro la Basilica di San Marco mi sembra proprio di stare a Istanbul, gabbiani inclusi.