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La ciotola di riso della Cambogia

Nel minivan che mi conduce a Battambang, quasi tutti i miei compagni di viaggio passano il tempo scorrendo velocissimamente i video di TikTok (ricette, skincare, esplosioni, vestiti, cantanti), mentre fuori dal finestrino scorrono immagini di tutt'altro genere: case col portico, palme, gigantografie del primo ministro e soprattutto tappeti di riso steso ad essiccare. Essendo al centro di una zona agricola molto fertile, questa regione è chiamata "la ciotola di riso della Cambogia" e ora siamo giustappunto nel periodo del raccolto.
Appena arrivata a destinazione, un driver disoccupato mi propone un tour della città e, credo per allettarmi, mi mostra una foto di un bel ratto al barbecue che avrei potuto assaggiare nell'escursione. Non rientrando la carne di topo nei miei gusti culinari, declino l'offerta e proseguo a piedi fino alla pensione fricchettona dove avevo prenotato una stanza. Il tedesco che la gestisce mi organizza subito l’escursione alla bat cave, ed eccomi su un ennesimo remork che mi conduce sobbalzando verso il Phnom Sampeau, una collina calcarea situata a dodici chilometri da Battambang. Giunti sul posto, il driver mi comunica che la strada è troppo ripida per lui e quindi me la devo fare a piedi. Circa a metà percorso in salita, un portale dà accesso a una strada che sale fino alle Grotte dell’Eccidio, un ennesimo luogo della memoria dei crimini dei Khmer rossi, illustrati da alcune statue che rappresentano uomini baffuti impegnati a torturare le loro vittime nei modi più efferati. Una scalinata conduce a una caverna dove un Buddha dorato giace sdraiato accanto a un monumento commemorativo che contiene i teschi e le ossa delle vittime locali. Già la vista spazia sulla campagna illuminata diagonalmente dal tramonto, ma non è ancora finita: mi aspetta un'ultima faticata prima di raggiungere la sommità, dove sorge un affascinante complesso di templi dorato, il panorama è mozzafiato e circolano numerose scimmie. Da qui una strada in discesa mi riporta al punto di partenza in tempo per lo spettacolo naturale che ha luogo ogni sera verso il crepuscolo. Una folla di turisti si è radunata su sedie di plastica schierate lungo la strada alla base della collina e, sgranocchiando degli snack sotto al grande Buddha di pietra, attende di vedere la fitta nuvola costituita da milioni di pipistrelli che all'orario stabilito esce da una vasta grotta scavata nella parete del Phnom Sampeau e si avvia in un unico sciame nero in cerca di cibo. Si tratta dei "pipistrelli dalle labbra rugose", che hanno una funzione preziosa e insostituibile: mangiare gli insetti dannosi all'agricoltura, impedendo che distruggano più di 2000 tonnellate di riso all'anno.
Intanto, alla guesthouse, sullo schermo TV è stato impostato il video "New Year 2024 countdown" e il tedesco e sua moglie cambogiana stanno arrostendo la carne al barbecue, mentre le casse sparano musica elettronica al massimo volume. Mi servo anch'io al ricco buffet che hanno preparato, ma la serata stenta a decollare: i due belgi ultraquarantenni stanno per i fatti loro, la ragazza bella e scollata fuma un joint dopo l'altro senza dare confidenza, i tre o quattro ragazzi meno che ventenni non credo nemmeno che parlino inglese. Mi dirigo allora verso il fiume Sangker dove è stata organizzata una grande festa: sul palco si alternano vari cantanti e gruppi, intervallati da lunghissimi intrattieni dei due ridanciani presentatori; intorno bancarelle di ogni genere, chioschi di cibo e bevande, un luna park che definire vintage è poco, lanterne che prendono il volo dopo che il messaggio è stato accuratamente scritto sulla carta, fuochi d'artificio di tutte le dimensioni. Insomma, una fantastica immersione nella cultura locale.

Racconto di viaggio completo "IN VIAGGIO A RIMORCHIO. Cambogia in solitaria"

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