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Il genocidio armeno

Gli Armeni sono un popolo antichissimo, il cui capostipite, Haik, secondo la leggenda sarebbe il discendente di Noè; infatti il Monte Ararat è tradizionalmente considerato il luogo dove si posò l'arca dopo il diluvio universale. L'Armenia raggiunse l'apice del suo splendore dal 95 al 66 a.C., quando la cosiddetta Armenia maggiore si estendeva dal Caucaso all'attuale Turchia orientale, fino alla Siria e al Libano. Dopo varie vicissitudini (sotto i romani, i Persiani, i Sasanidi, i califfi, gli ottomani, i sovietici) l'Armenia attuale costituisce solo una piccolissima parte del territorio armeno storico, che si estendeva anche in Turchia (l'Anatolia Orientale e la Cilicia) e Persia; la storia dell'Armenia, dunque, si identifica piuttosto con la storia degli armeni, popolo errante e ancora oggi disseminato in tutto il mondo (vivono più armeni all'estero che in Armenia).
A partire dall'Ottocento sia la Georgia sia l'Armenia entrarono nell'impero russo, e poi nell'Unione Sovietica, di cui hanno fatto parte fino al 1991. Il Caucaso è un coacervo di popolazioni e religioni diverse: se durante il periodo sovietico tutte le brame di autonomia erano schiacciate, dopo l'indipendenza sono venute fuori tutte quante e ancora diverse situazioni sono irrisolte. Il Nagorno Karabagh (chiamato Artsakh dagli armeni), enclave armena all'epoca assegnata all'Azerbaigian da Stalin, attualmente è sotto tutela armena, ma rivendicato strenuamente dall'Azerbaigian. Le regioni georgiane dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud, invece, nel 2008 si sono autoproclamate indipendenti e sono governate da separatisti pagati e addestrati da Mosca.
Il contrasto più noto a livello mondiale è però quello tra gli armeni e i turchi (infatti la frontiera tra i due paesi è chiusa e per andare dalla Turchia all'Armenia passano tutti per la Georgia). La ragione fondamentale è rappresentata dallo sterminio degli armeni, compiuto dagli Ottomani alla fine dell'Ottocento e in seguito, in modo più significativo, nel 1915-16. La Turchia ancora oggi nega che si sia trattato di un genocidio, e questo è uno dei motivi per cui le potenze occidentali non vogliono dare l'ok all'ingresso nell'Unione Europea di questo Stato.
In realtà le versioni dei due popoli sono molto diverse, anche per quanto riguarda il numero delle vittime, ma va detto che anche gli storici bipartisan non possono provare che si sia trattato, a livello giuridico, di un genocidio, poiché non è disponibile una documentazione che chiarisca definitivamente la verità su quei fatti. D'altra parte si tratta di una questione squisitamente tecnica, e nessuno mette in dubbio le atrocità e le sofferenze patite da questo popolo durante la deportazione ordinata dal governo dei Giovani Turchi all'inizio della Prima guerra mondiale; centinaia di migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case per attraversare deserti e terre inospitali, senza cibo né acqua, sottoposte alle peggiori violenze e privazioni. Questa vicenda viene ben documentata nel Museo del genocidio di Yerevan, creato nel 1995.

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