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La perla dei Carpazi

Come tanti rumeni, anche io volevo sfuggire la "canicula" andando "in monte". Poiché nel treno l'aria condizionata era rotta, il vagone era pieno come un uovo e stavo annegando nel sudore, per evitare di commettere una strage ho deciso all'ultimo minuto di non proseguire fino a Braşov, ma di scendere a Sinaia.
Alla stazione sono stata festosamente accolta da alcuni personaggi entusiasti di aiutarmi a trovare una stanza in una pensione. In altri frangenti li avrei lasciati perdere senza indugio, e invece, a parte che la temperatura scesa precipitosamente mi aveva gelato il sudore sulla schiena, a parte che ero in viaggio dall'alba tra nave, bus, metro e treno, oltretutto non avevo in mente nessun posto dove dormire. Dopo il rituale scambio di convenevoli ("Turista? Frumoasă România?" e "Singura? Căsătorit?" con indice e pollice della mano destra sull'anulare sinistro), uno di loro mi ha invitato a seguirlo. Dopo pochi passi mi ha confidato che le pensioni erano tutte piene, ma per fortuna non si è perso d'animo, anzi mi ha condotta con baldanzoso ottimismo in una lunga odissea alla ricerca di una camera privata in case dai pavimenti di legno scricchiolanti, di proprietà di vecchi che parlavano solo rumeno, arredate con dubbio gusto, dotate di bagni fetidi e chiavi che non funzionavano.
Proseguendo, ho scoperto con orrore che la strada era tutta in salita, poi ha cominciato a diluviare e, come se non bastasse, il logorroico procacciatore mi parlava di continuo in una lingua che secondo lui era inglese. Sono stata tentata di affrancarmi ma ho resistito fino alla casa di questa signora che gli ha offerto persino un grappino e, nonostante l'odio che ormai nutrivo per lui (e nonostante la stanza fosse orribile), gli ho perfino dato due euro di mancia: bastava che sparisse dalla mia vista.
A quel punto ho riletto sulla guida che Sinaia, la perla dei Carpazi, sorge a 800 metri di altitudine, è fornitissima di hotel di alta categoria ed è affollata di turisti che la usano come base per le escursioni sui Monti Bucegi. Quando avevo letto queste parole in treno, pigiata come una sottiletta tra rumeni sudati, mi sembrava il paradiso, invece in quel momento le leggevo così: fa un freddo cane e piove almeno una volta al giorno; per trovare una camera a poco prezzo devi accontentarti di orrendi sottoscala polverosi con le coperte di ciniglia e i fiori finti; è pieno di turisti forestieri ricchi e per trovare un locale popolare frequentato dalla gente del posto devi allontanarti un casino dal centro; è un paese per vecchi.

Racconto di viaggio "FRUMOASĂ ROMÂNIA?"

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