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Tapas a Ronda
Ronda è una delle più belle e antiche cittadine andaluse e, grazie alla sua posizione infrattata, fu l'ultima roccaforte araba a cadere nelle mani dei Re Cattolici. La sua fama è dovuta alla collocazione spettacolare di cui gode: si sviluppa sopra ad un roccione a strapiombo sulla pianura ed è spaccata a metà da una profondissima gola, alla base della quale scorre il torrente Guadalevin, sormontato dal vertiginoso ponte nuevo che collega i due nuclei della cittadina. Diversi illustri toreri, cantanti di flamenco, politici e scrittori ebbero i natali a Ronda, mentre più di un esimio artista straniero l'ha scelta nei secoli come musa ispiratrice.
Per motivi che non starò ora qui a dire, a Ronda non ho visitato niente, almeno fino all'ora del tramonto. Solo quando il sole ha cominciato a calare ho percorso la pedonale Carrera Espinel, ho costeggiato la più antica e grande plaza de Toros di tutta la Spagna, bianca di calce, e mi sono affacciata sullo strapiombo dal Mirador de la Espinela. La luce ormai scarseggiava quando ho attraversato il ponte nuevo, ammirando il profondo canyon sottostante e la campagna a perdita d'occhio. Si stavano accendendo i primi lampioni quando sono entrata nella ciudad, la parte antica di Ronda, passando la casa del Rey Moto, l'arco di Felipe V e i bagni arabi. Poi, dopo il Municipio, mi sono trovata sulla Cuesta de las Imágenes che ho percorso per raggiungere finalmente il quartiere di San Francisco. Era praticamente ora di cena quando mi sono seduta ad uno dei tavolini e mi sono rimpinzata di tapas, vicino alla porta di Almocabar che si apre imponente nel mezzo della muraglia araba.
Se non ho potuto approfondire come si deve l'offerta culturale di Ronda, invece sono diventata una specialista di tapas e ora posso dirvi tutto del salmorejo e del gazpacho, di caracoles, gambas e seppioline, dei montaditos, del lomo con pane e dei tramezzini al tonno, della cola de toro e del pisto di verdure, delle fritture di pesce, della carne al limone, di jamon, tortillas di patate, tartine all'avocado eccetera. Vista la mia esperienza, tutti qui a Ronda vogliono sapere se è vero quello che si dice su Granada, cioè che quando ordini una birra ti danno anche una tapa gratis. Ricevuta la risposta affermativa, mi chiedono quanto costa una birra laggiù, e appena scoprono che costa ben 2 euro, sono pronti a ribattere che è meglio lì a Ronda: è vero che la tapa non te la regalano, però la birra costa solo un euro.
Mentre ero alle prese con le tapas ho conosciuto Julie, una simpatica francese che vive a Granada e che, pur non avendo i miei stessi problemi con il caldo, è però una patita della movida. Non che Ronda brilli in quanto ad offerte per i nottambuli, ma tra una terrazza ed un bar, non è stato difficile tirare fin quasi all'alba.
Ora devo fare una confessione: l'ultima giornata a Ronda non l'ho trascorsa a Ronda, bensì in un posto dove non avrei mai messo piede se non ne avessi avuto davvero bisogno. Necessitando di un bagno refrigerante, ho preso una corriera per andare al mare; e si dà il caso che il mare più vicino fosse quello della Costa del Sol, anzi, più precisamente, quello della nota località balneare di nome Marbella (celebre per la speculazione edilizia). In realtà, poi non sono andata esattamente a Marbella, bensì − peggio ancora − nel cuore del turismo di lusso (quello dei campi da golf e dei negozi chic): Puerto Banús. A onor del vero, e a dispetto del mio pregiudizio, la spiaggia libera di Puerto Banús era molto larga e poco affollata, la temperatura era deliziosa, ho pagato solo 3 euro una birra al tavolino di un ristorante sulla spiaggia (nessuno, tra gli appassionati di tapas di Ronda, ci credeva che fosse così economica) e soprattutto, grazie a quei bagni così rinfrescanti, mi sono completamente ristabilita dalla mia virulenta reazione allergica (che era poi il motivo per cui non potevo espormi al sole).
Racconto di viaggio "LO STRETTO NECESSARIO. Andalusia e Gibilterra"