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Le contraddizioni di Tallinn

L'ostello di Tallinn è un po' giovanilistico-alternativo per i nostri gusti (roba di bonghi, piedi nudi e narghilè), ma pulito e vicino al centro storico. Raggiungiamo subito la collina di Toompea, sulla quale sorgono la sede color salmone del parlamento estone (da alcune finestre pare sia possibile sbirciare i deputati nudi in sauna) e la magnifica chiesa ortodossa di Sant'Aleksander Nevskij (è finita la funzione e le donne infazzolettate tirano a lucido i pavimenti).
Nei pressi delle torri medievali ancora in piedi, c'è la piazza dove ogni domenica mattina prendeva corpo la resistenza all'invasore sovietico a colpi di dischi occidentali (e gli stessi resistenti di allora continuano ad incontrarsi lo stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto, senza aver più niente a cui resistere, se non il passare dell'età).
Dalle balconate si domina la città vecchia, quella che con troppa facilità viene definita una bomboniera e che è l'unico teatro concesso alle frotte di crocieristi obbligati a incolonnarsi dietro ad una bacchetta con la sagoma di Topolino. Restaurato dopo il periodo sovietico, il centro storico appare oggi − sotto l'egida dell'UNESCO − come un affastellarsi di abbaini, tetti, torri medievali, case color pastello e figurine segnavento. Man mano che scendiamo verso la parte bassa, constatiamo che i prezzi sono molto più europei che altrove, ma che, nondimeno, la maggioranza dei turisti stranieri in Estonia è concentrata qui (e in particolare nella piazza del municipio).
E non oso immaginare cosa succederà il prossimo anno, quando Tallinn sarà capitale europea della cultura, sempre che si riesca a restaurare il lungomare, attualmente in condizioni pietose. Intanto se ci si siede sugli scogli si può vedere il podio che fu costruito in occasione delle Olimpiadi di Mosca del 1980 (oggi terreno fertile per i writer) e si possono vedere altri brutti edifici risalenti alla stessa occasione, tra cui il terminal da cui partono i traghetti che collegano la città a Helsinki. Quelle Olimpiadi sono famose perché gli Stati Uniti si rifiutarono di parteciparvi in segno di protesta contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Urss, e diversi altri Stati seguirono il loro esempio (permettendo però all'Italia di vincere il più alto numero di medaglie dei Paesi occidentali).
Fuori dalle antiche mura, la città diventa anonima: centri commerciali, ristoranti e bar, piazze e vie, vetrine e panchine, condomini e posti auto. Nel quartiere che circonda la stazione ferroviaria è ancora peggio: block in cemento costruiti durante il periodo sovietico, spazzatura, bruttezza, desolazione. Al flea market vendono fiori, frutta e verdura, pesce, carne, scarpe, scatolette, lapidi, articoli di ferramenta e cartoleria, ma anche cimeli sovietici (la sveglia col faccione di Stalin, la bandiera dell'Estonia socialista, busti di Lenin, medaglie, orologi, spillette).
Nel frattempo, nella piazza del municipio, i maglioni di lana pungente, i cucchiai di legno, i grembiuli di lino, i pupazzetti a forma di elfo, le borse di feltro e i portafogli di cuoio sono venduti in Euro, visto che tanto è questione di pochi mesi e anche per venire in Estonia non dovremo più cambiare i soldi.
Oggi ci sono un bar e una spiaggia in un'ala della prigione Patarei, rimasta in funzione fino a metà degli anni 2000, ma il resto è rimasto così com'era: con il filo spinato ormai spiegazzato, le torrette di guardia arrugginite, le grate alle finestre e i lampioni fulminati. A uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare che l'obiettivo sia cancellare rapidamente la memoria storica: i giovani che oggi parlano inglese erano troppo piccoli e quello è un passato lontano; adesso lo sguardo è puntato sul futuro, le aree wifi gratuite si sprecano, l'inventore di Skype è estone e i cittadini votano online. In realtà in tutti i Paesi baltici la memoria dell’occupazione sovietica è invece al centro della costruzione dei nuovi stati democratici indipendenti, che ormai fanno parte dell'Unione Europea, come abbiamo visto nelle prigioni di Tartu, nel museo dell'occupazione e nei due musei relativi al KGB che si trovano qui nella capitale, e come vedremo poi in Lettonia e in Lituania.
Visto che noi fortunatamente non siamo crocieristi con quattro ore a disposizione per conoscere la magia di Tallinn, ci siamo avventurati con piacere fuori dal gioiellino medievale. Ad un paio di chilometri dal centro, ad esempio, sorge il palazzo Kadriorg, costruito come residenza estiva dello zar Pietro il Grande, circondato da un magnifico giardino. Nei paraggi si trova il museo Kumu, dove è possibile ammirare le opere che durante il regime sovietico venivano considerate consone agli alti ideali di progresso e crescita economica.
Dall'altra parte della città invece, si può visitare un museo open air che illustra la vita agreste in Estonia fino alla fine del XIX secolo, con ricostruzioni di case, fattorie, mulini e situazioni di vita quotidiana. Nella taverna all'interno si possono mangiare ottimi mulgipuder e crauti in compagnia degli antichi estoni in pausa pranzo, al cellulare con la moglie. E poi si può fare un giro sull'enorme altalena tradizionale in legno, a sei o più posti, che è una delle passioni degli estoni (tanto è vero che l'altalena acrobatica, insieme alla gara di trasporto delle mogli, è uno degli sport nazionali. Veramente).

Racconto di viaggio "GOMITO A GOMITO CON IL MAR BALTICO"

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