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Il Museo dell'insurrezione slovacca

Sono arrivata in questa ridente cittadina della Slovacchia che si chiama Banska Bystrica. Bisogna sempre avere una scusa valida per visitare queste località che nessuno di noi aveva mai sentito nominare prima, e io ce l'avevo.
Appena entro in ostello, un ragazzo belloccio con una grandissima valigia mi saluta calorosamente (poi ho scoperto che lì dentro aveva l'amplificatore, infatti poco dopo si è messo a suonare la chitarra a cappello nella piazza principale). Quindi arriva un tunisino che appena scopre che sono italiana reagisce come se avesse visto una celebrità: nonostante fosse un po' affaccendato, molla tutto e si siede a parlare con me per dirmi che ha vissuto in Italia per tanti anni, ma purtroppo poi si è sposato con una slovacca e quindi si sono trasferiti a Bratislava, ma pensa sempre all'Italia, di cui è perdutamente innamorato. Finalmente è il mio turno per il check-in. Il giovane receptionist, invece di fare il check-in, comincia subito a parlarmi di cucina italiana e mi fa vedere un video in cui un famoso ristoratore del parmense spiega come fanno le lasagne, che secondo il receptionist slovacco così sono più semplici, con pochi strati e col ragù cotto per circa quattro ore. Poi, dopo diversi minuti di video, prende il telefono e mi mostra le foto della pizza napoletana, che lui fa a casa e comunque non ha niente da invidiare rispetto a quella originale. Mentre sta scorrendo le foto di altri cibi italiani in cui lui eccelle (come la pasta alla carbonara) si è affacciato un ragazzo tedesco, il quale mi ha comunicato in italiano che all'università ha studiato la mia lingua, annunciando che anche lui si dedica con profitto alla gastronomia del belpaese. Mo' il fatto è che io non vedevo l'ora di farmi una doccia dopo un'intera giornata a sudare nei 36 gradi di questa calda estate mitteleuropea e questo col cavolo che ricopiava i dati della mia carta d'identità, così mi sono rivolta a loro nella lingua più bella del mondo (che "sembra che cantate quando parlate") dicendo: "Beh, ragazzi, adesso basta!"
Il vivace centro storico di Banska Bystrica si sviluppa tutt’attorno a un’ampia e gradevole piazza dove sono allestiti i dehors di diversi bar e ristoranti, in uno dei quali consumo una cena squisita. Le chiese, i palazzi e le fortificazioni risalenti al tardo Medioevo sono ancora presenti: gli edifici dello storico castello oggi sono occupati da un bar ristorante dove mi siedo per bere una birra scura. Un tizio di Košice seduto al tavolo vicino al mio mi rivolge la parola e mi chiede cosa ci faccio là. Alla fine della nostra chiacchierata mi dà il suo numero di telefono in maniera tale che, quando andrò nella sua città, potrò contattarlo e ci potremo vedere, insieme alla moglie e ai figli naturalmente, di cui mi mostra le foto.
A differenza di tanti che vengono qui per passare la notte nella famosa discoteca "Ministry of fun", io sono qui per visitare il Museo dell’Insurrezione nazionale slovacca, allestito all’interno di un massiccio edificio in cemento armato, composto da due ali connesse tra loro da un ponte: oggi fervono i lavori di pulizia, riordino, montaggio palco eccetera, in vista della grande celebrazione che ci sarà martedì prossimo, 29 agosto, giorno di festa nazionale, per questo è pieno di soldati in divisa. Fu in quella data che nel 1944 venne proclamata in questa città l’insurrezione generale contro l’occupazione tedesca e contro il governo collaborazionista di Jozef Tiso, a cui presero parte varie fazioni: unità ammutinate dell'esercito slovacco, formazioni partigiane, partigiani comunisti e forze internazionali. Anche dopo che l'insurrezione fu sconfitta dai tedeschi, la guerriglia continuò fino alla liberazione della Slovacchia da parte dell'Armata Rossa nel 1945.
Nel parco antistante sono collocati mezzi pesanti in dotazione all’esercito slovacco durante la seconda guerra mondiale, tra i quali alcuni carri armati, un treno blindato e un aereo. Nei locali del museo invece è conservata una vasta documentazione storica sul periodo compreso tra il 1918 e il 1948: ad esempio c'è una postazione in cui il visitatore è invitato a vivere il punto di vista di un soldato in trincea, accanto a una presentazione a tutto schermo di grande impatto sui regimi antidemocratici che si affermarono in Europa tra le due guerre. Il fondatore del Fascismo, Benito Mussolini, fu di ispirazione per gli altri dittatori dell'epoca, mentre per quanto riguarda questa ideologia (apparentemente sconfitta al termine della seconda guerra mondiale) le caratteristiche individuate sono le seguenti: comportamento politico ossessionato dal crollo della società e dalla disgrazia nazionale, il fatto che gli interessi dello stato sono superiori a quelli dell'individuo, il tentativo di creare un nuovo tipo di società utopica, la ricerca della purificazione interna e dell'espansione esterna senza alcun limite etico o legale, l'opposizione alla libertà democratica e al liberalismo, la presenza di un leader supremo con potere illimitato e autorità indiscutibile. Anche in Slovacchia ci fu un governo fascista, guidato dal già citato Jozef Tiso, prete cattolico e presidente del partito HSLS, che adeguò la nuova Costituzione ai sistemi autoritari dell'Italia fascista e della Spagna franchista, bandì i partiti politici indesiderati e naturalmente utilizzò tutti i mezzi per reprimere gli oppositori del regime e i membri della resistenza.
Alla fine del percorso sono esposti gli oggetti personali appartenuti ad alcuni partecipanti alla resistenza, condannati a varie pene durante il regime filo-sovietico cecoslovacco del dopoguerra. Dopo il febbraio 1948 infatti costoro subirono ritorsioni e ingiustizie (al punto che molti di loro scelsero l’emigrazione forzata) e si tennero grandi processi politici in cui diverse personalità che avevano preso parte alla rivolta persero senza motivo legale l'onore civile, le decorazioni e i gradi militari e finirono in prigione, "dove confrontarono le loro opinioni con gli ex membri della Guardia di Hlinka e con i rappresentanti di Ludak" c'è scritto su un pannello. Il fatto, a quanto pare, è che i nazionalisti slovacchi sostennero che l'insurrezione era stato un complotto contro la nazione slovacca, poiché uno dei suoi obiettivi principali era di rovesciare la Repubblica slovacca e di ristabilire la Cecoslovacchia, in cui gli slovacchi erano soggiogati dai cechi. 
Ho chiesto a un impiegato del museo se da qualche parte avrei potuto trovare testimonianze storiche relative al periodo comunista, ma mi ha detto di no. Mi devo accontentare del bassorilievo accanto all'ingresso del palazzo delle poste.

Racconto di viaggio "MITTELEUROPA. Vienna, Moravia e Slovacchia in solitaria"

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