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Kaunas, dove il cerchio si chiude

L'ultima tappa dell'itinerario baltico si estende lungo le rive del Nemunas, a sud del Paese. Kaunas, oltre ad essere una città universitaria, è uno snodo fondamentale sia nel trasporto su gomma sia in quello aereo, specialmente da quando hanno inserito la città nelle rotte della Ryanair. La conferma me la dà questo giovanissimo pilota piemontese che, non avendo santi in paradiso, è stato assegnato, dalla nota compagnia aerea low cost, a questa remota località. Lui e il suo amico si sorprendono moltissimo del fatto che abbiamo scelto la noiosissima Kaunas come tappa del nostro viaggio, ma Marcello fa di tutto per convincerli del contrario. Certo, penso io, l'avvenenza delle donne può essere una motivazione valida, ma non al punto da non accorgersi della guida molesta e dell'ubriachezza inconsulta degli studenti in orario notturno.
Ciononostante, Kaunas è una città piena di verde e musei, dove passeggiare serenamente nei parchi, ammirare chiese più o meno restaurate e resti di castelli, fare un giro in mongolfiera e stazionare nei caffè. Tutto ciò a meno che non ci capiti in concomitanza di una terribile tempesta come quella che − due giorni prima del nostro arrivo − ha divelto decine di gigantesche querce, ha ucciso due campeggiatori e ha gettato nel panico l'intera cittadinanza. I cadaveri dei mastodontici alberi, sdraiati per terra nei boschi, possiamo ammirarli con tristezza durante il free walking tour, un giro turistico gratuito organizzato in diverse città baltiche da giovani spiritosi e carismatici. Come sempre conosciamo altri viaggiatori, apprendiamo interessanti aneddoti e inoltre ci sbafiamo ciambelle e pan brioche lituani.
Anche a Kaunas non possiamo perderci la visita a un museo storico, quello situato dentro al Nono Forte, costruito all'inizio del Novecento per completare la cintura difensiva della città e poi usato come prigione. Per raggiungerlo bisogna prendere un bus che attraversa il quartiere dell'ex ghetto ebraico e poi ci fa scendere in mezzo alla tangenziale. Approdati in qualche maniera al sito, scopriamo che anche qui durante l'occupazione sovietica furono internati i prigionieri destinati ai gulag siberiani, mentre durante l'occupazione nazista furono sterminati, tra gli altri, ebrei di Kaunas, ebrei francesi, austriaci e tedeschi e prigionieri sovietici.
Il primo nucleo del museo fu creato già dal 1958 per raccontare i crimini compiuti dai nazisti in Lituania. Soltanto dopo il crollo del regime sovietico, naturalmente, furono aggiunte le sezioni relative alle atrocità comuniste. Visitiamo anche i noiosissimi sotterranei e, alla fine di un lungo tunnel freddo e umido, raggiungiamo la porta attraverso la quale nel '43, sessantaquattro prigionieri tentarono di scappare: un'impresa solidamente architettata, che finì ovviamente nel sangue.
E finalmente qui troviamo qualcuno che se lo ricorda il periodo sovietico. Si ricorda della radio americana ascoltata clandestinamente in famiglia, dove venivano riportate notizie che il regime non voleva divulgare (come ad esempio la catastrofe di Cernobyl). Si ricorda che a scuola certi argomenti non si potevano affrontare e che c'era una sola TV per famiglia. Si ricorda che si mangiavano sempre gli stessi cibi e che i vestiti occidentali non erano in vendita. Si ricorda che gli agenti segreti del KGB controllavano tutti, sempre e dovunque. E si ricorda Romas Kalanta, quello studente che, all'inizio degli anni Settanta, si diede fuoco pubblicamente per protestare contro il regime.
Compiuta finalmente la nostra missione, dopo quattro settimane, possiamo terminare il tour delle tre repubbliche baltiche: non più un'entità indistinta ma tre Paesi, ciascuno con una personalità propria e inconfondibile. Un comodo autobus notturno della Ecolines ci consegnerà al mattino presto a Danzica. E che bello − dopo tanti musi baltici − farsi finalmente una risata con gli autisti polacchi!

Racconto di viaggio "GOMITO A GOMITO CON IL MAR BALTICO"